Talento inventivo, capacità espressiva e un pizzico di intuizione: sono questi gli ingredienti fondamentali di ogni forma d’arte, al di là delle sue molteplici manifestazioni. A questi si aggiungono passione, dedizione e impegno. È così che l’artista riesce, attraverso una sensibilità peculiare, a raccontare di sé, del proprio vissuto, dei ricordi più intensi.
Molti creativi affermano di aver realizzato le loro opere nei momenti più tumultuosi della vita. Eppure, per Mary Caia – pittrice e insegnante di pittura e yoga a Melbourne – l’arte nasce in una dimensione opposta: il silenzio. Le sue creazioni prendono forma nella quiete, nella meditazione, nel fluire di pensieri che affiorano nei sogni.
Nata a Melbourne da genitori calabresi, Mary cresce in una famiglia numerosa, coltivando fin da giovanissima una profonda attrazione per le arti. Ma le aspettative del padre, legate alla concretezza delle tradizioni italiane, la indirizzano verso un’altra strada: quella da parrucchiera.
“A vent’anni si ha una prospettiva diversa – racconta Caia –, ma quel desiderio intenso è rimasto lì, sottotraccia. Mi sono sposata, ho avuto due figli, e a trentotto anni ho deciso di frequentare una scuola d’arte per tre anni”.
Dopo il divorzio, Caia avvia una sua attività, cresce i figli e continua a studiare, lavorando part-time. Di notte dipinge e, proprio in quelle ore silenziose, scopre la vera direzione del suo cammino. “Nel frattempo, ho seguito un corso di yoga per due anni. In quel periodo ho iniziato a visualizzare immagini nei sogni o durante la meditazione. Ho deciso di dipingerle, e da allora è così che lavoro”, racconta l’artista.
Le figure che affiorano nella sua mente, dai contorni sfumati e dai colori vividi, si presentano e scompaiono con naturalezza. Caia le accoglie, prende la tela, il pennello, e inizia a creare. I suoi dipinti nascono così, da un dialogo silenzioso tra immagine e stato emotivo, dove l’intuizione è guida: “Vedo queste immagini, ma mentre dipingo possono cambiare. È come se fosse l’immagine stessa a dirmi cosa fare. Lo dico anche ai miei studenti: lasciatevi guidare dal dipinto, dialogate con lui”.
Caia insegna loro non tanto a disegnare, quanto a vedere. In questa visione si inserisce anche la scuola d’arte che ha fondato: uno spazio dove si trasmettono le basi del disegno, dell’illustrazione e della pittura a olio, ma dove soprattutto si incoraggia l’intuizione. Nei suoi laboratori, come in Images of Imagination, guida gli allievi alla scoperta del proprio linguaggio visivo.
Un dipinto della stessa artista
“Quest’anno ho deciso di ridurre un po’ l’attività didattica; continuerò solo con i corsi di pittura, anche se imparo moltissimo anche dai miei studenti”.
Il processo creativo, per lei, inizia spesso con uno sfondo: colori scelti d’istinto, dai quali poi l’immagine emerge da sola. In Two Calabria, ad esempio, rappresenta donne italiane forti, come quelle dell’epoca di sua madre: “Donne con una forza incredibile, spesso con vite difficili alle spalle”.
Le radici del Belpaese hanno sicuramente nutrito il suo percorso. “Vengo da una famiglia creativa. Mia madre, che aveva imparato a cucinare e a cucire, era molto brava. Siamo cresciuti sempre facendo qualcosa: lei ci diceva di non stare mai con le mani in mano – prosegue –. Mi ha sempre incoraggiata, mi comprava i colori e i materiali per dipingere. Mentre i miei fratelli giocavano fuori, io stavo in casa a dipingere. È stata lei a insegnarmi il valore della creatività”.
Guardando al futuro, Mary sogna di portare il proprio lavoro oltre i confini australiani e di dedicarsi sempre di più al potere terapeutico dell’arte: “Vorrei creare dei laboratori per persone che vivono o hanno vissuto una sofferenza”. Pensa in particolare alle madri che hanno perso un figlio: l’arte può offrire loro un canale per esprimere il dolore e, insieme, un’occasione per sentirsi comprese, sostenute, accolte.