BUENOS AIRES - “Non si è ancora analizzato a fondo l’impatto che il lockdown ha avuto sul crimine organizzato. Mentre tutti eravamo chiusi in casa, le organizzazioni criminali si sono rafforzate, hanno cambiato rotte e sono diventate più efficienti”. Parola di Alejandra Monteoliva, nuova minitra alla Sicurezza, durante il Seminario Antimafia 2025.

Nella sua esposizione,  Monteoliva ha tracciato un quadro dell’evoluzione del crimine organizzato in America Latina, sottolineando come la pandemia abbia rappresentato uno spartiacque.

Questo mutamento ha avuto due conseguenze principali: ha migliorato l’efficienza operativa e la capacità di reclutamento che, osserva la ministra, “è ormai superiore a quella di qualsiasi azienda legale”.

Secondo la ministra, quel periodo ha generato “un aumento della domanda di cocaina, di persone da sfruttare nella tratta e di oro illegale. Tre risorse che l’America Latina possiede e che hanno attirato nuovi attori criminali, cambiando completamente la dinamica e la configurazione delle organizzazioni”.

Secondo Monteoliva, questo spiega fenomeni recenti come la recrudescenza della violenza in Ecuador o in alcune regioni della Costa Rica: “Si tratta del riassestamento delle organizzazioni in Paesi che non avevano una tradizione di violenza così marcata”.

Il modello dei grandi signori della droga appartiene al passato: “Oggi non abbiamo più un Pablo Escobar o un Chapo Guzmán. Non esistono più organizzazioni che controllano l’intera catena, dalla coltivazione alla distribuzione internazionale”. Al contrario, le strutture attuali sono frammentate, fluide e polifunzionali: “I gruppi criminali di oggi hanno un portafoglio diversificato: oggi trafficano droga, domani persone, poi contrabbando. Sono organizzazioni multi-operative”.

Il crimine organizzato ha saputo anche sfruttare le innovazioni tecnologiche: “L’intelligenza artificiale non è solo per chi la usa in modo legale. Anche i criminali la stanno sfruttando sempre più intensamente”.

È proprio questa evoluzione globale del crimine organizzato che richiede maggiore interazione tra le istituzioni, tanto a livello internazione come nazionale, e in particolar modo in Argentina essendo un Paese federale. “Le Provincie sono 24 giurisdizioni con competenze di sicurezza proprie che devono operare nello stesso territorio insieme a cinque forze federali e a sistemi giudiziari provinciali e federali”, spiega Monteoliva.

Un’architettura complessa con la sfida di controllare una vasta frontiera terrestre, la lunga idrovia Paraná-Paraguay – definita da Monteoliva come “una vera e propria autostrada d’acqua” – e porti strategici come Rosario, Buenos Aires e San Lorenzo, che rendono il territorio estremamente appetibile per contrabbando, narcotraffico e reti transnazionali.

La riforma della Polizia Federale é tra i progetti prioritari della Ministra: “in uno Stato federale è essenziale un comando unico per distribuire risorse e operare con impatto reale”, afferma. Questa riforma prevede la trasformazione da una “polizia di comissariati” che si occupa di contollare il territorio per sezioni a una “vera e propria polizia investigativa, con la collaborazione del Fbi e della Dea”.

La ministra ha ricordato anche l’inclusione della Direzione Nazionale delle Migrazioni nel sistema di sicurezza, chiarendo che l’iniziativa “non punta a militarizzare la migrazione, bensí a migliorare il controllo delle frontiere e la gestione della mobilità umana, che oggi è un tema cruciale nella sicurezza globale”.

Monteoliva ha illustrato i risultati dell’intervento federale a Rosario, dove la violenza era esplosa negli ultimi tempi con un tasso di 20 omicidi ogni 100.000 abitanti, contro gli 11 della media nazionale.

Grazie al Plan Bandera e ad altre operazioni territoriali, i numeri sono cambiati: “Gli omicidi hanno iniziato a diminuire in modo costante”, ha affermato, pur precisando che i dati definitivi dell’anno saranno confermati solo dopo dicembre.

Dall’inizio della gestione dell’attuale governo, con l’uscente ministra Patricia Bullrich, sono state fatte anche operazioni nelle province di Salta e Misiones per il controllo dell’idrovia e dei valichi terrestri.

“C’è un grande aumento dei voli irregolari, dei ‘narco-plani’, molti  dei quali provengono dalla Bolivia. Stiamo lavorando in stretta collaborazione con le forze di sicurezza boliviane e peruviane per contrarrestare questo fenomeno”. L’Argentina ha già avviato colloqui con il nuovo governo boliviano per regolarizzare le scuole di volo gli affitti delle piste di atteraggio in modo che non vengano utilizzate per attività illecite.

Tra i risultati rivendicati dal ministero, Monteoliva ha ricordato anche la creazione di “una cornice normativa solida e aggiornata”, con l’aggiornamento della legge antimafia, la riforma del Codice Penale in corso, il rafforzamento del Registro delle Organizzazioni Terroristiche nel quale – ha specificato – “sono state incluse organizzazioni come Hamas, la Resistenza Ancestral Mapuche e il Cartello dei Soles”, oltre ad altri gruppi in fase di valutazione.

La ministra ha parlato anche della riforma del sistema penitenziario federale e della creazione di un regime di massima sicurezza, ispirato ma non identico al modello italiano: “I profili dei detenuti sono molto diversi da quelli italiani, ma il concetto di isolamento e controllo avanzato è fondamentale”.

In chiusura, Monteoliva ha definito la situazione attuale come “un punto di inflessione nella sicurezza latinoamericana”. Con trent’anni di esperienza nel settore, ha sottolineato che i risultati richiedono un approccio integrato: “Serve investire nella giustizia e in una polizia intelligente per invertire i trend negativi. E, soprattutto, nessun Paese può farcela da solo. La cooperazione internazionale è oggi più necessaria che mai.”