MILANO - La Procura di Milano, diretta da Marcello Viola, ha aperto un fascicolo di indagine, al momento a carico di ignoti, per l’ipotesi di reato di violenza o minaccia ad un Corpo politico, per la scritta “Spara a Giorgia”, comparsa su una vetrina di una banca il 12 aprile, durante la manifestazione Pro Palestina.
Durate il corteo, una quarantina di appartenenti all’area antagonista, su oltre diecimila partecipanti, hanno danneggiato e imbrattato muri e vetrine di banche, supermercati e locali.
In una tranche dell’indagine, condotta dalla Digos che ha trasmesso un’informativa ai pm, sono stati iscritti nel registro degli indagati sei giovani, denunciati dagli investigatori e accusati, a vario titolo, di resistenza a pubblico ufficiale (con la nuova aggravante del decreto Sicurezza), danneggiamento, imbrattamento e possesso di un coltello a serramanico.
Le indagini condotte dalla Digos e coordinate dal pool antiterrorismo, diretto dal procuratore Viola e dall’aggiunto Eugenio Fusco, ora andranno avanti il lavoro di analisi per identificare altri antagonisti, oltre ai sei denunciati e indagati, protagonisti degli scontri con le forze dell’ordine e responsabili di altri danneggiamenti e imbrattamenti.
Si cercherà, poi, di individuare anche chi ha tracciato quella scritta rossa contro Giorgia Meloni sulla vetrina della banca in piazzale Lagosta.
Per ora il reato ipotizzato dagli inquirenti è quello di “violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti”, punito con la reclusione da uno a sette anni.
Nelle contestazioni di resistenza, invece, è prevista anche la nuova aggravante del decreto Sicurezza, entrato in vigore nei giorni scorsi. Si applica, infatti, se “il fatto è commesso nei confronti di un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza” e prevede un aumento di pena fino alla metà.