L’insegna di Storia Felicé, nel cuore di Fitzroy North, rappresenta infatti un piccolo angolo di mondo che racchiude dentro di sé un universo nascosto. È impossibile trovare un oggetto uguale a un altro, perché tutti quelli che sono amorevolmente conservati nei piani e negli scaffali del negozio sono stati accuratamente scelti in quanto pezzi unici. 

Scorrendo con lo sguardo i pezzi di design esposti, è come se si conoscesse anche la titolare, Felice Wainer: “In questo negozio racconto la mia vita. Ogni oggetto che vendo, infatti, è profondamente legato a un luogo che ho nel cuore”. 

Chiamata dalla madre con un nome italiano, Felice è stata legata al Belpaese fin da giovane. Ha vissuto per molti decenni a Firenze e in Sardegna, passando più tempo della sua vita nel continente europeo che in quello oceanico, imparando così non solo la lingua ma anche la cultura e i costumi regionali. 

Nonostante una parentesi ad Amsterdam come titolare di un ristorante, Felice racconta di come sia sempre stata coinvolta e a contatto con persone del mondo della moda. Essendo una stilista, non ha mai infatti rinunciato alla sua passione, che la porta tutt’oggi a tornare nel Vecchio Continente circa tre volte all’anno alla ricerca di quei pezzi che seleziona con orgoglio. 

“Molti provengono da Roma, alcuni anche da Amsterdam, dove ho amici che mi raccolgono e mi segnalano pezzi unici che poi io seleziono con cura – ha raccontato–. Ho anche molti oggetti provenienti dalle isole greche, che adoro, come per esempio i gioielli di Santorini. Il prodotto è davvero basato sui posti che io amo e a cui sono molto legata. Considero questo negozio una combinazione e un insieme delle mie storie e dei luoghi della mia vita”. 

Per avere un piccolo assaggio di questo mondo, basta andare sul sito storiafelice.com.au. Wainer racconta di come la sua clientela sia molto variegata per quanto riguarda l’età e di come molti dei suoi clienti siano di origini italiana. 

“Ho scelto questo nome per il negozio perché riflette me stessa, la mia storia e non posso non ammettere che si tratta di una ‘storia felice’ – ha concluso –. Mi piace pensare che quando le persone entrano, possano conoscere e apprezzare racconti che li fanno sentire bene”.