CANBERRA - La Reserve Bank of Australia (RBA) ha deciso di mantenere invariato il tasso ufficiale di riferimento al 3,6%, rinunciando a un ulteriore taglio nel cosiddetto Cup Day meeting, l’appuntamento di politica monetaria che coincide con la giornata della Melbourne Cup. La decisione unanime, presa oggi, segna una possibile svolta dopo tre riduzioni dei tassi dall’inizio del 2025 per un totale di 75 punti base.
L’inflazione “di fondo” — il cosiddetto trimmed mean, parametro di riferimento per la RBA — è aumentata dell’1% nel trimestre di settembre, un dato nettamente superiore alle previsioni della Banca. Questo incremento, accompagnato da una disoccupazione salita al 4,5%, ha portato i mercati a ridurre drasticamente le probabilità di ulteriori tagli nei prossimi mesi. Secondo gli analisti, il ciclo di riduzioni potrebbe essere già concluso.
Le nuove proiezioni della RBA indicano che l’inflazione di fondo rimarrà al 3,2% fino a metà 2026, ben al di sopra dell’obiettivo compreso tra il 2% e il 3%. L’istituto prevede inoltre un picco dell’inflazione generale al 3,7% a metà 2026, rispetto al 3,1% stimato in agosto. “Abbiamo parlato solo di mantenere i tassi e dei motivi per farlo”, ha spiegato la governatrice Michele Bullock, aggiungendo che “servirà tempo per vedere gli effetti dei tagli già effettuati”.
Bullock ha sottolineato che gli indicatori prospettici mostrano un mercato del lavoro più stabile del previsto, malgrado l’aumento della disoccupazione. “Le imprese continuano a trovare difficile assumere personale - ha detto - ma si intravedono segnali di stabilità e un po’ di ottimismo”.
Il ministro del tesoro Jim Chalmers ha definito la decisione “ampiamente attesa”, pur riconoscendo che milioni di australiani speravano in un taglio. “Quando il governo laburista è entrato in carica, l’inflazione era più alta di oggi, sia a livello complessivo sia a quello di fondo”, ha ricordato, aggiungendo che la risalita dei prezzi “non è un fenomeno isolato: a settembre l’inflazione è aumentata in tutte le principali economie avanzate, tranne il Regno Unito”.
Con un’inflazione che persiste e la politica monetaria ormai ferma, il messaggio della RBA è chiaro: l’era del denaro a buon mercato è finita, almeno per ora.