ROMA - “Tutto quanto accadde a Falcone si sta ripetendo con Nino Di Matteo”. È pesantissima la valutazione di Saverio Lodato, uno dei più importanti giornalisti antimafia, cresciuto alla scuola di Pippo Fa va nell’Ora di Palermo durante i terribili anni delle stragi. L’allarme di Lodato è scaturito dalla decisione del procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho di espellere Nino Di Matteo, il pm più importante nelle indagini su la trattativa tra lo Stato e i corleonesi di Cosa nostra, dal super-pool istituito dallo stesso De Raho con il compito di coordinare da Roma le indagini delle Procure territoriali su un tema delicato come le “entità esterne nelle stragi e negli altri delitti di mafia”. A motivare la decisione di De Raho è stata un’intervista rilasciata dal magistrato alla trasmissione televisiva Atlantide andata in onda il 18 maggio su La7, nella quale però Di Matteo non avrebbe fatto nessuna particolare rivelazione in merito a indagini in corso e avrebbe anche evitato di addentrarsi in temi sensibili ancora al vaglio dei magistrati, come le collusioni tra mafia e politica. La decisione di De Raho lascia sconcertati dunque, anche perché era stato proprio lui a volere fortemente Di Matteo all’interno del pool. Fonti anonime della Procura nazionale antimafia, riportate dal vicedirettore del Fatto Quotidiano Marco Lillo, hanno spiegato che quella di De Raho è stata una decisione sofferta, ma necessaria “per tutelare i delicati equilibri interni al suo ufficio e ancor di più quelli con le Procure territoriali”. Non è un mistero infatti che siano in molti a soffrire la grande popolarità del pm più scortato e minacciato d’Italia.Il procedimento è esecutivo, come spiega Lillo, ma De Raho lo ha comunque trasmesso al Csm, che potrebbe valutare diversamente l’accaduto e alleggerire la decisione del Procuratore nazionale antimafia.