MELBOURNE – Al termine del pranzo, organizzato da Arancini Art e Brunetti, la segretaria dell’ICCI, Veronica Misciattelli, ha dato il benvenuto ufficiale ai partecipanti, e dopo gli interventi dell’amministratore delegato (Ad) del Co.As.It., Marco Fedi, e del rappresentante dello studio legale Holding Redlich, che ha ospitato l’evento, Misciattelli ha dato la parola al ministro Giles, che ha parlato del tema della ricostruzione del sistema immigrazione.

Dopo il suo intervento e dopo aver risposto alle molte domande dei partecipanti al seminario, abbiamo intervistato il ministro dell’Immigrazione, chiedendogli, in primis, se dopo quasi un anno al governo si sente soddisfatto dei traguardi raggiunti dall’esecutivo guidato dal primo ministro Anthony Albanese.

“Non credo ci si debba mai sentire completamente soddisfatti – ha esordito Andrew Giles -. Come governo abbiamo fatto grandi progressi nel mantenere gli impegni presi con l’elettorato australiano durante la campagna elettorale, ma c’è ancora molto da fare. Riconosciamo tutti, dal Primo ministro ai ministri, i deputati e senatori, che è un grande privilegio essere al governo. Non bisogna mai dare nulla per scontato, e mai essere completamente soddisfatti; comunque, abbiamo fatto veri progressi, soprattutto la settimana scorsa, con il varo di leggi importanti, come il fondo di ricostruzione post-pandemia, il meccanismo di salvaguardia che ci permetterà di fare degli importanti passi avanti nelle misure per contrastare i cambiamenti climatici, e ridurre le emissioni, e sull’istituzione della ‘Voce’ aborigena al Parlamento. Ma ogni giorno ci sono nuove sfide e nuovi obiettivi, e per quanto mi riguarda non abbiamo un momento da perdere”.

Il ministro ha continuato parlando delle sue responsabilità ministeriali e della revisione del sistema immigrazione, disposta subito dopo il suo insediamento, che è da poco arrivata sulla sua scrivania.

“Non parlerò di ciò che contiene la revisione, ma posso dire che ha generato una larga conversazione dato che siamo una nazione di immigrati, sia a livello di comunità sia a livello di impresa. Abbiamo ricevuto centinaia di contributi alla discussione, che dobbiamo esaminare, ma riconosciamo che avere un sistema immigrazione che funziona è nell’interesse nazionale degli australiani e dei potenziali emigranti; ciò è fondamentalmente importante, e l’attuale sistema non funziona.  Crediamo che ci siano dei punti fermi che il sistema deve avere, uno dei quali è un chiaro percorso verso la residenza permanente e, per quanto riguardo le competenze di cui abbiamo bisogno in Australia, dobbiamo riconoscere che è necessario competere a livello globale”.

Giles ha commentato per la nostra testata anche le ultime ricerche condotte dall’Australian Bureau of Statistics (ABS) e dall’Istituto e61 sul tema dell’immigrazione. La prima ricerca sosteneva che, tra l’anno finanziario in corso e il prossimo, arriveranno in Australia 650.000 immigrati; la seconda, che nei 10 anni fino al 2020, l’immigrazione temporanea non aveva contribuito ad aumentare la produttività.

Il ministro – dicendosi frustrato dal mancato passaggio del pacchetto casa da 10 miliardi di dollari promosso dal governo per la costruzione di nuovi alloggi mentre è in corso una vera e propria crisi della casa a causa della bocciatura dei verdi, che vorrebbero un aumento degli stanziamenti annuali di cinque miliardi di dollari – ha aggiunto che l’analisi dell’ABS non si riferiva a un aumento della popolazione ma dell’immigrazione al netto: “Ciò vuol dire che stiamo raggiungendo il livello che era stato previsto prima della chiusura delle frontiere a causa della pandemia, quindi parliamo di persone che arrivano dopo non averlo potuto fare negli ultimi due anni, e di persone che tornano; quindi, diciamo che si tratta di arrivi previsti non inaspettati. Detto questo, il governo è concentrato a far sì che ci siano le necessarie infrastrutture per accoglierli, e la revisione non si occuperà solo del sistema immigrazione e delle qualifiche e le competenze di cui abbiamo bisogno, ma anche delle infrastrutture che saranno necessarie”.

Sulla seconda ricerca il ministro ha osservato che il Partito laburista sta dicendo da un decennio che i precedenti governi conservatori hanno trascurato il sistema immigrazione, e che Peter Dutton, quando era ministro, ha approvato troppi nuovi tipi di visti temporanei, con effetti negativi sull’economia e sugli individui”: è per questo che siamo assolutamente convinti che il percorso verso la permanenza sia un elemento fondamentale per riformare il sistema immigrazione”.

Rispondendo a una domanda sulla Superannuation che viene tassata in uscita al 65% per i titolari di visti temporanei o working holiday, quando sono pronti a lasciare l’Australia, il ministro ha concluso dicendo che la revisione del sistema immigrazione si occuperà anche delle conseguenze impreviste su altri sistemi quali quello della Superannuation e fiscale.