Campobasso ospita in questi giorni la mostra Ogni Paese è Mondo dell’artista spagnolo José Manuel De Belda Mora, allestita nelle sale del Circolo Sannitico fino all’11 maggio. L’iniziativa è stata promossa dalla Confederazione degli Italiani nel Mondo (CIM) in occasione della Festa del Lavoro, con l’obiettivo di celebrare il lavoro e la presenza italiana nel mondo attraverso il linguaggio universale dell’arte.
De Belda Mora è un artista di formazione atipica e percorso internazionale. Nato a Valencia nel 1979, si laurea in Giurisprudenza ma abbandona presto la carriera giuridica per dedicarsi completamente alla produzione artistica. La sua è una formazione autodidatta che si nutre di studio e di esperienza diretta: in particolare, la lunga permanenza a Valparaíso, in Cile, dove ha partecipato al movimiento contemporáneo de pintura y gráfica pulenta e fondato la Galleria Apolo 77, ha rappresentato una tappa fondamentale per la definizione del suo linguaggio pittorico.
“Vivere in Italia è sempre stato un sogno per me. Amo profondamente la storia dell’arte italiana”, racconta l’artista, oggi residente a Campobasso da circa tre anni. Qui si è trasferito con la moglie – conosciuta in Cile, dove lavorava presso la Scuola Italiana Vittorio Montiglio di Santiago – e la figlia Michelangela. “Campobasso è una città piccola, ma è anche una quintessenza della vita italiana: la sua bellezza, il suo ritmo umano, le sue relazioni autentiche”.
José Manuel De Belda Mora.
Lo stile di José Manuel De Belda Mora si definisce attraverso un neologismo da lui stesso coniato: unionismo. Un termine che sintetizza la sua volontà di armonizzare elementi eterogenei – formali, culturali e tematici – in un linguaggio pittorico coerente e personale. “L’unionismo – spiega l’artista – è una sfida, anche ambiziosa, perché tenta di unire ciò che per tradizione è rimasto separato. È il desiderio di costruire ponti tra stili, epoche e sensibilità diverse, ma anche tra visioni del mondo apparentemente inconciliabili”.
Questo approccio si manifesta sia nella scelta dei soggetti che nell’impianto compositivo delle opere. Nei suoi dipinti convivono rimandi alla pittura medievale e barocca, al futurismo, all’arte sacra, alla grafica popolare e ai fumetti. “Sono cresciuto con i fumetti – racconta – e venendo da Valencia, una città ricca di iconografie popolari, ho sempre avuto un rapporto istintivo con l’immagine. Mi piace inserire elementi infantili o personaggi adatti anche ai più piccoli, come invito agli adulti a riconnettersi con la propria dimensione interiore, con il bambino che resta in ognuno di noi”.
Ma l’unionismo non è solo una scelta estetica: è soprattutto una posizione etica e filosofica. L’artista lo interpreta come una metafora visiva della sua identità migrante e plurale, costruita nel tempo attraverso l’incontro con culture e contesti differenti. “Resto uno spagnolo nella mia pittura – afferma – ma ho assorbito elementi da ogni luogo in cui ho vissuto. Le mie opere portano tracce dell’India, del Cile, dell’Italia. È un modo per dire che possiamo coesistere, senza annullarci a vicenda. L’unione non è uniformità, ma dialogo”.
Un dipinto in mostra a Campobasso.
L’artista, che ha vissuto in diversi Paesi tra Europa, America Latina e Asia, porta nelle sue opere le tracce di questa esperienza migratoria e di contatto interculturale. “Nel mio percorso all’estero ho sempre trovato comunità italiane – in Francia, in India, in Sud America – e ho costruito legami importanti. La vita in movimento mi ha permesso di conoscere altre religioni, modi diversi di guardare al mistero della creazione. È stato un arricchimento personale, spirituale e culturale”.
Questa visione trova piena espressione nella mostra Ogni Paese è Mondo, composta da 23 opere che si propongono come un omaggio alla diversità e alla ricchezza culturale del pianeta, con un focus specifico sulla migrazione italiana nel mondo. Il percorso espositivo si apre con un dipinto emblematico raffigurante l’incontro tra Homo Sapiens e Neanderthal. “È un manifesto della migrazione pacifica – spiega l’autore – un’immagine simbolica dell’incontro tra gruppi umani che scelgono di condividere, anziché combattersi”.
In questo senso, la mostra si propone come una narrazione visiva del fenomeno migratorio nella sua dimensione storica e contemporanea, sociale e simbolica. Non mancano riferimenti diretti a personalità italiane che hanno lasciato un segno all’estero, come l’ingegnere e ricercatore Marco Zucchelli, qui celebrato per il suo contributo alla scienza e al prestigio internazionale dell’Italia.
Un altro nucleo importante della mostra è dedicato alla natura, alla geografia e all’esplorazione scientifica. Tre dipinti presenti in mostra erano stati precedentemente esposti alla Scuola Italiana di Santiago come materiale didattico e ritraggono i naturalisti europei dell’Ottocento impegnati nello studio del territorio cileno. “Mi interessa molto l’osservazione della natura – afferma De Belda Mora – anche come modo per riconoscere il contributo che l’Italia ha dato alla conoscenza scientifica globale”.
A colpire immediatamente il visitatore è l’uso del colore: acceso, descrittivo, ma sempre equilibrato. “Il colore è l’essenza della vita – dice l’artista – cerco combinazioni che stimolino il cervello umano, ma rispetto la realtà naturale. Nella mia pittura ogni colore ha una sua intenzione, non è mai casuale”.
Per De Belda Mora l’arte non è solo rappresentazione, ma esperienza trasformativa. “L’arte mi ha aiutato a sviluppare la mia sensibilità e la mia identità – riflette – e credo che oggi l’artista debba favorire il dialogo, la comprensione, la crescita. L’arte è un atto d’amore verso l’umanità. È un esercizio personale e collettivo, fisico e metafisico. I quadri sono finestre su altri mondi”.
La sua arte è vibrante, come i colori che sceglie di utilizzare.
Con Ogni Paese è Mondo, José Manuel De Belda Mora propone una riflessione profonda e attuale sulla migrazione, sulla convivenza tra i popoli e sul ruolo dell’arte come ponte tra culture. L’iniziativa della CIM, che ha voluto organizzare la mostra in occasione del Primo Maggio, assume così un valore simbolico: celebrare il lavoro e la presenza italiana nel mondo attraverso la cultura, nel segno della solidarietà e della pace.
All’inaugurazione, oltre alle autorità locali, ha preso parte anche il presidente nazionale della CIM, Angelo Sollazzo.
La mostra Ogni Paese è Mondo è visitabile al Circolo Sannitico di Campobasso fino all’11 maggio.