BRUXELLES - Dopo oltre 20 ore di negoziato, i ministri dell’Ambiente dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo cruciale sulla revisione della Legge sul Clima. L’intesa stabilisce un nuovo obiettivo vincolante per il blocco: ridurre le emissioni climalteranti del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. 

Questo accordo, definito un “buon compromesso” anche dal ministro italiano Gilberto Pichetto Fratin, è arrivato poco prima della COP30 di Belèm, in Brasile, dove l’Ue presenterà il suo Contributo nazionalmente determinato (Ndc) per la riduzione delle emissioni, fissato tra il 66,25% e il 72,5% al 2035. 

L’accordo ha richiesto significative concessioni per superare le riserve di alcuni Stati membri, come Italia, Polonia e altri Paesi dell’Est, preoccupati per l’impatto economico. 

Il conseguimento dell’obiettivo del 90% di riduzione delle emissioni si baserà su una precisa combinazione di sforzi interni ed esterni. In pratica, l’Unione Europea si impegnerà a raggiungere una riduzione dell’85% delle emissioni all’interno dei suoi confini, mentre il restante 5% sarà coperto da crediti internazionali di alta qualità, derivanti cioè da progetti di riduzione delle emissioni realizzati in Paesi extra Ue. 

Questa clausola è stata strenuamente difesa, in particolare dalla Francia, che ha evidenziato come l’Ue contribuisca attualmente solo per circa il 6% delle emissioni globali. Inoltre, la Commissione si è riservata la possibilità di valutare, in una fase successiva al 2030, di permettere agli Stati membri di utilizzare un ulteriore 5% di crediti internazionali, oltre a mostrare disponibilità, in fase di revisione, a inserire un ulteriore 5% a valere sui crediti domestici. 

Un altro punto fondamentale, cruciale per l’Italia e la Polonia, è stato il rinvio di un anno, dal 2027 al 2028, dell’entrata in vigore dell’Ets 2 (Sistema di scambio di quote di emissione), che estenderà il costo delle emissioni al riscaldamento domestico e ai carburanti per veicoli, aumentando potenzialmente i prezzi per i consumatori. 

Questo rinvio è stato fortemente sostenuto dal Primo Ministro polacco Donald Tusk, il quale aveva avvertito che l’entrata in vigore anticipata avrebbe potuto causare “la caduta di tutti i governi europei” a causa dei rincari energetici. 

In Italia, l’esito del lungo Consiglio è stato accolto con favore dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, che ha parlato di un “buon accordo” capace di riconoscere le istanze portate avanti non solo da Roma ma da un gruppo di Paesi alleati. Tra gli elementi chiave conquistati, Pichetto ha citato lo slittamento dell’Ets 2 e l’importante, seppur iniziale, inclusione dei “biofuel” o “biocarburanti” nella normativa, un riferimento presente “per la prima volta”. Si aggiunge a ciò l’apertura all’uso potenziato dei crediti di carbonio. 

L’accordo, inoltre, introduce ulteriori meccanismi di salvaguardia, come la possibilità di applicare un “freno di emergenza”, sebbene solo dopo la prima revisione quinquennale. È stato anche inserito il riconoscimento della necessità di garantire l’accesso a tecnologie innovative a zero e basse emissioni, tenendo conto “dell’equilibrio geografico” tra gli Stati membri. Nonostante tutte queste clausole di flessibilità e compromesso, la ministra del Clima spagnola, Sara Aagesen, ha tenuto a precisare che l’obiettivo ambizioso del 90% “resta giuridicamente vincolante”.