Successo completato dal terzo e quarto posto di altre due vetture della scuderia emiliana. E il risultato poteva essere ancora più consistente se Pier Guidi non avesse perso la Ferrari numero 51 all’ingresso della pit-lane, finendo sul gradino più basso del podio. Ai bordi del “Circuit de la Sarthe” l’amministratore delegato di Exor, con indosso la felpa rossa di Maranello, ha finalmente sorriso per un’affermazione in ambito sportivo che da tempo sfugge alla Ferrari di F1 e alla Juventus. Per la società controllata dalla famiglia Agnelli un’affermazione dal valore immenso sul piano mediatico ed economico. Già perché le gare di Endurance hanno un riscontro enorme all’estero.
In quei momenti John Elkann avrà pensato alla serie impressionante di sconfitte in F1 dove la “rossa” non si afferma dal 2007 con Raikkonen. La potremmo definire una maledizione se non tenessimo conto degli errori commessi in questi 18 anni a Maranello dove neanche Alonso, Vettel e Leclerc sono riusciti ad aggiudicarsi il titolo iridato. Il cambio ossessivo di “team principal” non ha portato giovamento. Gravissimo l’addio di Stefano Domenicali, da qualche anno a capo della F1, che stava ricostruendo un gruppo poco coeso al suo interno. Sarebbe stato forse preferibile promuovere Antonello Coletta, responsabile del reparto Endurance impreziosito dai trionfi della 499. E non certo per casualità come dimostrano le vittorie in serie a Le Mans. Ma Coletta ha preferito restarsene al suo posto. E probabilmente ci resterà a dispetto delle voci che danno ai titoli di coda Frederic Vasseur, “team principal” della scuderia in F1. “Ci vuole pazienza”, mi disse qualche giorno fa Stefano Domenicali ricordando che a Jean Todt occorsero più di 5 anni per portare Michael Schumacher in cima al mondo. Che qualcosa non funzioni all’interno s’è capito con l’allontanamento, fra i tanti, degli ingegneri Aldo Costa e Andrea Stella: il primo ha ricostruito la Mercedes nel decennio precedente, per il secondo parlano i trionfi della McLaren, tornata ai vertici in due anni. E Leclerc, pilota talentuoso, alla pari di Verstappen, aspetta con irritazione l’annata giusta.
Al solito chi sta al muretto nel motorsport o in panchina nel calcio si assume tutti i rischi del caso. Ma, come diceva il compianto Boniperti, la squadra è forte se lo è la società. Il gruppo di Coletta, di stanza più a Piacenza che a Maranello, è solido: vedi i trionfi delle hypercar in un ambiente dove tutti i colossi mondiali investono centinaia di milioni. Quello della F1 muta di stagione in stagione alla ricerca dell’utopia. E la Juventus, cui la proprietà ha risanato debiti per quasi un miliardo di euro, gioca con le figurine in una giostra continua di dirigenti e allenatori: via Giuntoli e Motta, ecco Comolli e Tudor. E qui non c’è Coletta che tenga.