ROMA - Un commosso minuto di silenzio, culminato con un lungo applauso di tutto l’emiciclo e una standing ovation: è l’ultimo saluto del Parlamento a Papa Francesco. L’Aula di Montecitorio ha accolto deputati e senatori, esponenti del governo e, seduti sugli scranni più alti, i presidenti di Camera e Senato. A chiudere la commemorazione, le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. 

I ripetuti appelli per la pace, la vicinanza agli ultimi (come i detenuti e i migranti), la difesa della vita e della famiglia, ma anche la tutela del clima e, soprattutto, l’incessante ricerca del dialogo. Sono gli “insegnamenti” lasciati in eredità da Papa Bergoglio, sottolineati nei diversi interventi.

Non sono mancati i ricordi personali: la stessa premier ha sottolineato “il privilegio di un rapporto personale, sincero, con il Pontefice”, citando le sue parole in occasione dell’ultimo incontro, quando la invitò a non “perdere mai l’umorismo”. 

Nell’Aula sono risuonate anche alcune “stoccate”, rivolte dall’opposizione al centrodestra, con l’accusa di ipocrisia, e con tanto di replica della maggioranza. Ma è soprattutto sul Magistero del Pontefice che si sono concentrati gli interventi e la convinzione, bipartisan, che Francesco mancherà molto, in particolare per la sua capacità di parlare ai credenti sì, ma anche ai laici.

“La sua scomparsa lascia un vuoto profondo per i cattolici e per l’intera comunità internazionale. Religiosi e laici, credenti e non credenti si stringono nel ricordo di un uomo che ha svolto la propria missione con spirito di sacrificio e di abnegazione cristiana”, è stato il ricordo del presidente della Camera Lorenzo Fontana.  

“Papa Francesco era la risposta più eloquente alla solitudine del mondo. Un invito a vincere le barriere dell’isolamento, riscoprire la comunità unita nel cuore e nella speranza”, sono state le parole del presidente del Senato Ignazio La Russa.  

“Io e l’Italia gli saremo riconoscenti sempre” anche per “il regalo” della sua partecipazione al G7 in Puglia, ha detto la premier Meloni, in tailleur nero, con al fianco i due vicepremier Salvini e Tajani.

“Sapeva essere determinato, ma quando parlavi con lui non esistevano barriere, non creava barriere. Con lui eri a tuo agio, potevi parlare di tutto, e raccontarti senza filtri e senza timore di essere giudicato. Poteva vedere la tua anima e guardarti a nudo. Ti faceva sentire prezioso in quanto unico e irripetibile – ha aggiunto –. Gli sarò sempre grata per il tempo trascorso insieme, per i suoi insegnamenti, per i suoi consigli”. 

Meloni ha ricordato i suoi appelli costanti per la pace, “un monito alla responsabilità”, e ha concluso dicendo che “ora è tornato alla Casa del Padre, certo, ma continuerà a sorriderci e a guidarci”. 

La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha sottolineato come “la scomparsa di Papa Francesco ci priva di una voce significativa che ha saputo interrogare credenti e non credenti”. Il Pontefice “merita il nostro ricordo e il nostro cordoglio, non merita l’ipocrisia di chi deporta migranti, nega l’emergenza climatica e nega le cure a chi non se le può permettere – ha dichiarato in Aula –. Oggi ci troviamo nel cuore delle istituzioni della Repubblica laica e antifascista: il modo migliore è coglierne il messaggio con coerenza”.  

Un messaggio che è stata ripreso anche dal leader del M5s, Giuseppe Conte, che ha osservato che “ora viene celebrato da tutti, in uno scomposto teatro dell’ipocrisia”, aggiungendo che “il modo migliore per ricordare Papa Francesco è non lasciare cadere nel vuoto i suoi insegnamenti. Il modo migliore per onorarlo è essere scomodi”.  

Accorato l’ultimo saluto di Avs: “Ora l’intero pianeta è più a rischio, l’umanità tutta lo è, i potenti della terra, che non lo hanno molto amato, potrebbero procedere incontrastati nel loro delirio di onnipotenza”.

Matteo Renzi ha affermato che il Papa ha “bacchettato” tutti, sia a destra che a sinistra: “È molto buffo che ciascuno di noi in qualche misura cerchi di accaparrarsi un pochino della sua eredità”. C’è chi “lo ricorda per le carceri e dimentica le sue parole sull’aborto, chi lo ricorda per la famiglia tradizionale e dimentica le parole sui lager libici”. Renzi cita il testo di De André Il testamento di Tito e poi attacca: “Ci ha insegnato il valore della laicità: la confondiamo con laicismo, e c’è chi la confonde con un ‘baciapilismo’ esasperato”, c’è poi “una corrente nel mondo che pensa di rappresentare il pensiero cattolico e tutti gli altri sono peccatori”.  

Renzi ha poi concluso dicendo che “ha avuto rispetto per le nostre idee molto più di quanto noi abbiamo rispettato le sue. Tipico dei farisei, piangere e commuoversi per il Papa e non ricordare il grido di dolore sui campi lager dei migranti, era una sua ossessione. Tipico dei farisei ergerlo al pensiero globale della sinistra e non ricordare le sue prescrizioni morali sulla vita”.  

Alle “stoccate” ha risposto il capogruppo di FI Maurizio Gasparri: “Ci atterremo alla commemorazione perché questo è il momento”, altri sono i momenti per le polemiche “e le tante ipocrisie” di quelli “che hanno accompagnato la sua missione sulla terra. È stato un Papa molte volte osannato su alcune questioni e quasi oscurato su altre. Le ipocrisie sono state tante, come quelle di chi lo cita sempre e non ha mai seguito il percorso della fede”.