MILANO - Secondo i periti incaricati dalla Procura di Milano, il carabiniere alla guida dell’ultima macchina inseguitrice nel caso della morte di Ramy Elgaml avrebbe avuto un “comportamento corretto”, frenando quando doveva frenare, e l’urto tra l’auto e lo scooter non si è verificato alla fine dell’inseguimento, ma in precedenza e lateralmente. 

È questa, in sintesi, il contenuto della consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano e depositata agli atti che, in sostanza, attribuirebbe la responsabilità dell’incidente all’amico di Ramy che guidava lo scooter, Fares Bouzidi. 

La relazione, firmata dall’ingegnere Domenico Romaniello, esclude dunque totalmente l’ipotesi di uno speronamento volontario da parte dei militari e attribuisce la responsabilità dell’incidente al giovane, già indagato per omicidio stradale insieme al carabiniere che guidava la volante. 

In sostanza, lo scooter avrebbe perso aderenza tra viale Ripamonti e via Quaranta nel tentativo di svoltare a sinistra, e la macchina dei carabinieri, molto vicina alla moto, avrebbe comunque frenato. Tutti e due i mezzi, poi, sono andati a schiantarsi più o meno vicino a un palo di un semaforo. Ramy sarebbe morto proprio perché finito contro quel palo. 

“È possibile sostenere che le cause del grave sinistro mortale vadano ascritte al comportamento del conducente del motoveicolo Yamaha, Bouzidi Fares, per la sua condotta sconsiderata e pericolosa”, scrive il consulente della Procura. 

La difesa di Fares si è immediatamente detta già pronta a contrastare in ogni modo gli esiti di questa consulenza coi propri esperti, così come faranno anche i legali della famiglia di Ramy.