Il rimpasto del gabinetto ha visto il ministro degli Interni Clare O’Neil e il ministro dell’Immigrazione Andrew Giles sostituiti dal leader della Camera Tony Burke.

Burke aveva gestito il portafoglio dell’immigrazione nel 2013, nell’anno in cui si verificò in Australia la più grande ondata di sbarchi illegali.

In quel periodo arrivarono in totale 80 barconi, con a bordo più di 6mila persone.

“Tony ovviamente è un ministro senior, che si è concentrato su una serie di portafogli e ha svolto un ottimo lavoro nell’occupazione e nelle relazioni sul posto di lavoro”, ha affermato il primo ministro Anthony Albanese.

“Ha detenuto portafogli simili in passato ed è qualcuno che porterà questa esperienza in quello che rimane un portafoglio impegnativo.”

L’opposizione federale ha espresso la sua critica per la scelta.

“Non abbiamo alcuna fiducia in quella nomina, nonostante ciò che pensano i pezzi grossi delle fazioni e i capi dei sindacati”, ha detto la senatrice dei Nazionali Bridget McKenzie.

Tra le altre novità, l’agenzia di spionaggio australiana, ASIO, si muoverà sotto il controllo del procuratore generale, venendo sottratta ai poteri degli Affari interni.

Dal momento che non vi sarà un secondo referendum, il ruolo di viceministro della Repubblica è stato eliminato.

O’Neil rimarrà nel gabinetto per l’Edilizia abitativa e per i Senzatetto.

Murray Watt sostituisce Burke al Lavoro, Julie Collins gli subentra all’Agricoltura, mentre Pat Conroy, il ministro dell’Industria per la Difesa, viene promosso essendogli stati affidati anche gli Sviluppi internazionali ed il Pacifico.

Malarndirri McCarthy, senatrice del Northern Territory, sostituisce agli Affari aborigeni Linda Burney che ha annunciato il proprio ritiro dalla politica al termine della legislatura.

Il rimpasto della formazione dei ministri è stato in parte stimolato dal ritiro di due ministri - Brendan O’Connor e Linda Burney - così come dall’annuncio di Carol Brown del suo prossimo ritiro dal ruolo di assistente ministro per ragioni di salute.