LOS ANGELES - Come aveva promesso nei giorni scorsi, allo scoppio delle proteste di Los Angeles, il presidente americano Donald Trump ha fatto arrivare nella metropoli californiana 700 Marines. Un dislocamento di forze per almeno due mesi o “finché non ci sarà più pericolo”, come ha assicurato il Presidente.

Una decisione che, stando alle stime di un alto funzionario del Pentagono, potrebbe costare fino a 134 milioni di dollari. I Marines schierati nell’area di Los Angeles non sono, però, ancora stati chiamati a intervenire per sedare le proteste legate ai recenti raid sull’immigrazione e proteggeranno solo funzionari ed  edifici federali, senza avere l’autorità di effettuare arresti, come fatto sapere dal comandante del Corpo dei Marines, Eric Smith. 

Fino a ora, la Casa Bianca avrebbe approvato la presenza di un totale di 4mila membri della Guardia nazionale della California, oltre ai Marines, senza aver ottenuto l’autorizzazione del governatore del Golden State, Gavin Newsom, una mossa senza precedenti negli ultimi 60 anni. 

Martedì scorso, il governo della California ha presentato una richiesta d’urgenza al Tribunale del Distretto settentrionale dello Stato, chiedendo un’ingiunzione che impedisca al Pentagono di ampliare l’attuale della Guardia nazionale della California e del Corpo dei Marines, ma la richiesta è stata respinta dal giudice distrettuale Charles R. Breyer. Un dispiegamento che ha intensificato il malcontento tra i manifestanti, che chiedono il ritiro delle truppe e degli agenti dell’ICE dalla città. 

Da parte sua, la Casa Bianca non intende fare marcia indietro, dichiarando che, se necessario, è pronta a invocare l’Insurrection Act per disperdere militarmente le proteste scoppiate a Los Angeles e nelle altre città. L’Insurrection Act, promulgato nel 1807, conferisce al Presidente il potere di impiegare l’Esercito per reprimere disordini civili ed è considerato uno dei poteri di emergenza più incisivi del Paese.

“Se ci fosse un’insurrezione, la invocherei sicuramente. Vedremo. Ma posso dirvi che la scorsa notte è stata terribile. Anche la notte prima è stata terribile”, ha affermato Trump davanti a un gruppo di giornalisti nello Studio Ovale, aggiungendo che, se non avesse mandato le truppe a Los Angeles, “quella città, un tempo splendida e grandiosa, sarebbe ora in fiamme”. 

Parlando poi della questione dei migranti ha affondato il colpo sostenendo che non intende permettere “che gli Stati Uniti siano distrutti da migranti illegali e criminali del Terzo mondo”, esortando anche l’Europa a “fare qualcosa per l’immigrazione prima che sia troppo tardi”. 

“Libereremo Los Angeles e la renderemo di nuovo sicura”, ha proseguito il capo della Casa Bianca, sostenendo che “quello a cui state assistendo in California è un assalto in piena regola alla pace, all’ordine pubblico e alla sovranità nazionale, portato avanti da rivoltosi che portano bandiere straniere con l’obiettivo di continuare un’invasione straniera del nostro Paese” e definendo i manifestanti “animali”. Nel frattempo, le proteste si sono allargate ad altre città non solo in California - da San Francisco alla capitale Sacramento -, ma anche in altri Stati. 

L’amministrazione “deve essere in grado di far rispettare la legge sull’immigrazione in questo Paese”, ha invece dichiarato il segretario alla Difesa americano, sostenendo che l’intervento dei militari era stato chiesto dalle autorità locali. “La numero uno della Polizia di Los Angeles ci ha detto che era sopraffatta e così siamo intervenuti”, ha affermato il capo del Pentagono ribadendo che le autorità per l’immigrazione “hanno il diritto di condurre operazioni in sicurezza in qualsiasi Stato e giurisdizione del Paese”.

Un riferimento alla possibilità di intervento nel caso in cui le proteste arrivino a Washington, dove sabato è prevista una parata per celebrare i 250 anni di storia dell’Esercito americano. “Se ci saranno rivolte in altre città useremo una forza uguale o maggiore - ha minacciato Trump -. Non ho sentito di nessuna protesta, ma queste sono persone che odiano il nostro Paese”.

Ma il pugno di ferro del repubblicano non si ferma ai confini nazionali. Secondo il sito web americano Politico, nelle prossime ore potrebbe cominciare la deportazione di 9mila migranti a Guantanamo - la prigione una volta destinata ai terroristi dell’11 settembre -, che Trump ha adibito come centro di detenzione di immigrati illegali. Fra i migranti deportati, secondo quanto rivelato dal Washington Post, ci sarebbero anche degli italiani, oltre a cittadini provenienti da diversi Paesi europei e dell’Est Europa, oltre a numerosi haitiani. Un segnale chiaro volto a scoraggiare l’immigrazione illegale. 

Nel frattempo, prosegue la battaglia legale con il governatore della California, Gavin Newsom, che ha affermato che l’invio delle truppe non avrebbe nulla a che vedere con la sicurezza pubblica. “Si tratta di accarezzare l’ego di un presidente pericoloso. Questo è spericolato, inutile e irrispettoso nei confronti dei nostri soldati”, ha affermato Newsom sostenendo che i primi 2mila soldati della Guardia nazionale “sono senza cibo né acqua”. 

Il Governatore ha, comunque, promesso un aumento di 800 agenti locali e statali, mentre la sindaca di Los Angeles, Karen Bass, ha assicurato che “vandali e saccheggiatori saranno puniti”.