È un fatto risaputo nella comunità di vizzinesi d’Australia che il loro numero, considerando i primi immigrati dal secondo dopoguerra in poi e includendo i figli e nipoti della seconda e terza generazione, sia molto più grande della popolazione attuale di Vizzini, di circa 6.500 anime. Simbolo e cuore pulsante della loro forte presenza a Melbourne è da oltre 52 anni l’ampio ed elegante Vizzini Social Club, nel quartiere di Coburg.
Uno dei soci che nei primi 15 anni, subito dopo la fondazione (la riunione inaugurale avvenne il 23 settembre 1969), è stato attivamente coinvolto nel comitato direttivo è Vito Bufalino, mentre la sua consorte Yolanda faceva parte del ristretto e intraprendente gruppo del Ladies Committee.
È stato un grande piacere esserci incontrati di recente, prima per fare una passeggiata presso un parco cittadino e poi per consumare insieme un buon caffè in un locale aperto e arioso di Airport West, non tanto distante dalla loro elegante e comoda casa, che si son costruiti secondo i loro desideri. Insieme a noi c’erano anche il figlio Dominic e il genero John Sessa.
Era da poco che avevo letto il piacevole libro autobiografico di Vito Bufalino La mia vita, disponibile sia in italiano sia in inglese, corredato da una ricca collezione di fotografie, tutte in bianco e nero, e compilato con l’assistenza del figlio Dominic, insegnante presso il noto MacKillop Catholic College di Werribee.
Nei miei 59 anni di vivere a Melbourne e in continuo e ininterrotto rapporto di amicizia e collaborazione con la comunità vizzinese e con il Vizzini Social Club (sin dal 1 aprile 1970) non mi si era mai presentata l’occasione di leggere un volume autobiografico di nessun mio concittadino. Quindi ho voluto divorare le pagine di questo libro con tanto gusto quasi come avviene quando ti si presenta un vassoio di primizie da consumare al tempo giusto.
Questo libro non solo ci presenta una splendida cronologia della sua vita, dalla sua nascita a Vizzini (il 17 ottobre 1929), ma pagina per pagina, in tutti e 80 i brevi racconti con illustrazioni, ci rende testimoni del suo peregrinare per il mondo, man mano che cresceva e maturava nei suoi propositi e inaspettati talenti.
Si potrebbe dire che questo suo lavoro, che l’ha tenuto impegnato per un anno e mezzo, è un perfetto specchio della vita di molti noi emigrati oltre che una chiara e meticolosa cronaca di tutto ciò che lo ha circondato insieme alla sua tanto amata consorte Yolanda e ai loro due figli, Dominic e Teresa, nel corso dei loro decenni di vita in Australia.
In un linguaggio semplice e chiaro, Vito ci ha raccontato tutti i suoi sacrifici iniziali e gli impegni di lavoro e sociali e di insediamento, sia da giovanetto a Buenos Aires, Argentina, sia più tardi a Melbourne, nonché i sogni che fortunatamente è riuscito a raggiungere in questa generosa e disponibile terra adottiva insieme alla moglie Yolanda.
“Ricordo bene le parole di mio padre – ha raccontato Vito sorseggiando il suo caffè - che ripeteva sempre a noi figli, come un’eterna litania, che dal nulla non nasce nulla, ma sono il lavoro e il sudore e il non aver paura di sporcarsi le mani che ti permettono di ottenere tanto di ciò che vuoi raggiungere”.
Dalla sua nascita e adolescenza a Vizzini negli anni dell’ultimo conflitto bellico e lo sbarco degli Alleati in Sicilia (giunsero a Vizzini nel mese di luglio 1943), Vito passa al suo primo lavoro subito dopo avere completato le classi elementari, presso l’officina metalmeccanica di Mario Barresi, insieme ad altri giovani del luogo: Pippo Giordano, Nino Scirè e il noto sassofonista Ciccio Perez, che sarebbero rimasti in comunicazione per parecchi anni e più tardi si sarebbero tutti incontrati a Melbourne dov’erano emigrati. Ma, ahimè, tutti e tre da parecchi anni, sono ormai passati alla memoria.
Il primo valzer per gli sposini Vito e Yolanda Bufalino al ricevimento del loro matrimonio
“In quegli anni del dopoguerra - afferma Vito Bufalino - a Vizzini, come in tutta la Sicilia e anche in Italia, non c’era alcuna possibilità di lavoro. Tutto era incerto. Prospettive di un futuro su cui formare una famiglia erano decisamente inesistenti. Così a soli 19 anni decisi che in qualsiasi altro luogo sarebbe stato certamente meglio che rimanere a Vizzini. M’imbarcai sulla motonave ‘Sebastiano Caboto’ (la mattina del 7 marzo 1949) diretta a Buenos Aires, Argentina, per andare a raggiungere mio zio Francesco Cassisi, fratello di mia mamma. Fortunatamente sia in Argentina sia più tardi a Melbourne l’aiuto di amici e parenti alla ricerca di un lavoro subito dopo l’arrivo è sempre stato cosa essenziale e sono stato fortunato in questo”.
Il libro narra anche dei meravigliosi incontri con famigliari e amici tra Italia, Argentina e Australia; del suo matrimonio presso la chiesa di Sant’Agostino di Yarraville con la concittadina Yolanda Grasso, e del coraggio di costruire e gestire in proprio un’officina metalmeccanica per lavori in ferro battuto per balconi, ringhiere e cancelli in una zona allora disabitata di Airport West, nonché delle numerose piccole gioie che gli hanno toccato il cuore, come le nascite dei due figli Dominic e Teresa e quelle dei cinque nipotini (Jaidyn e Jarryd, della figlia Teresa e il genero John Sessa; Elena e i gemellini Bianca e Luca del figlio Dominic e la nuora Bernadette). Ma non sono state omesse dal volume neanche tutte e tre le nuove automobili che comprò nel corso dei decenni e che hanno trovato posto nel suo ampio garage di Airport West.
Nel libro trovano il loro doveroso spazio anche i ricordi dei giorni di tormento e di dolore in quelle occasioni di malattie incurabili di famigliari, con la perdita dei genitori Domenico e Teresa Bufalino, del fratello Michele e delle sorelle Nannina e Angela, di cognate e cognati, e anche degli intimi amici (Biagio Failla, Pippo Giordano, Sebastiano Area e sua moglie Maria, e Remo Fabbian) e di tanti altri antichi compagni di ventura del sodalizio vizzinese.
“Adesso in questo terribile clima di carcerazione per via di questo maledetto virus - afferma Vito - spesso siamo ridotti a dover accettare la mancanza delle tanto bramate visite dei famigliari e dei nipotini, che possiamo veder solo in video sul cellulare, e la nostra vita è diventata tutta un’angosciosa monotonia, un’esistenza di paura, di insicurezza, e spesso disperazione e solitudine che fa tanto rattristare il cuore”, afferma Vito, che ha scritto intere pagine per celebrare la nascita di ciascuno dei suoi nipotini (in particolare per la sua prima nipotina, Elena, per la quale ha composto parole e musica di una canzone incisa su un disco cantato dal noto Dean Canan).
Come si ricorderà, negli anni ’70 Vito scrisse la poesia dedicata al suo luogo natìo e alla sua adolescenza lì vissuta, Primavera a Vizzini, che poi venne musicata dal cantante Sergio Giovannini (in arte Sergio G.) e che due anni or sono dette inizio alle memorabili celebrazioni del 50esimo anniversario del Vizzini Social Club.
Nel 1975 Vito partecipò invece alla nona edizione del ‘Festival della Canzone Italiana di Melbourne’, e nel libro sono menzionati anche il quintetto ‘Ritmo Italico’ che l’allora giovanotto 24enne fondò a Buenos Aires nel 1954, per riempire i suoi fine settimana con musica nostrana.
Qualche anno dopo, a Melbourne, l’intraprendente e vulcanico Vito avrebbe dato vita all’orchestra ‘Italmelody’, un altro quintetto che un sabato sera all’improvviso si presentò al pubblico in occasione di una delle tantissime feste parrocchiali.
Noto con piacere che non c’è stato nessun evento, piccolo o grande, bello o cattivo, gioioso o drammatico nella vita di Vito e Yolanda Bufalino che non sia stato menzionato, seppur riempiendo un quarto di pagina, nel suo interessante libro e che non sia stato corredato da almeno un paio di fotografie, nelle quali ci riflettiamo un po’ tutti noi, insieme ai testi che raccontano brani della nostra vita di emigrati.
Grazie Vito, questo tuo libro ci voleva, non solo per te ma anche per tutti noi, memori delle parole di Cesare Pavese: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.
Un consiglio ai lettori. Fate anche voi come Vito Bufalino prima che sia troppo tardi. Un giorno forse farà piacere ad alcuni dei vostri nipoti leggere qualcosa di voi.