BOGOTÀ - Il senatore colombiano e precandidato presidenziale del partito Centro Democrático, Miguel Uribe Turbay, continua a lottare in condizioni critiche.  

Lo conferma il nuovo bollettino medico diffuso oggi dalla Fundación Santa Fe di Bogotà, il centro dove è ricoverato da tre giorni, in seguito a un attentato subito nell’ovest della capitale colombiana. 

Secondo quanto comunicato dall’ospedale, Uribe Turbay si trova ancora in condizioni critiche e ricoverato in una unità di terapia Intensiva.  

“Nella classificazione di complessità, il paziente si mantiene stabile e le recenti procedure mediche hanno contribuito a sostenere il suo stato. Continuiamo a mettere in atto tutte le misure necessarie per mitigare le conseguenze delle ferite riportate. La gravità del suo stato e la prognosi restano quelle già comunicate nei giorni scorsi”, si legge nella nota ufficiale dell’istituzione sanitaria. 

Questa mattina è intervenuta anche la moglie del senatore, María Claudia Tarazona, che ha aggiornato l’opinione pubblica sullo stato del marito: “Sta ancora lottando per la sua vita, continua questa battaglia. È ancorato alla terra”, ha dichiarato con tono commosso. 

Miguel Uribe Turbay è stato vittima di un attentato armato nella zona occidentale di Bogotà il 7 giugno. L’episodio ha suscitato profonda preoccupazione e condanna da parte di tutte le forze politiche colombiane, che hanno espresso solidarietà alla famiglia e chiesto alle autorità di fare piena luce sull’accaduto. 

Il Centro Democrático, partito guidato dall’ex presidente Álvaro Uribe Vélez, ha ribadito il proprio sostegno al senatore e ha chiesto maggiore protezione per i suoi esponenti in vista del clima politico teso in cui si prepara la prossima campagna elettorale. 

Malgrado condividano lo stesso cognome e partito, i due politici non sono parenti. Miguel è però nipote di un altro ex presidente colombiano, Julio César Turbat Ayala (in carica dal 1978 al 1982), e figlio di Diana Turbay, giornalista, rapita dai narcos di Pablo Escobar e uccisa nel 1991, in uno scontro a fuoco con le forze militari.