CANBERRA - Il direttore generale dell’Australian Security Intelligence Organisation (ASIO), Mike Burgess, ha lanciato un avvertimento senza precedenti: esiste “una possibilità realistica” che un governo straniero tenti di assassinare un dissidente sul suolo australiano.

Nel suo discorso alla Lowy Lecture 2025, Burgess ha dichiarato che l’intelligence ritiene che “almeno tre nazioni siano disposte e capaci di compiere un omicidio mirato in Australia”.

Il capo dell’ASIO non ha fatto i nomi dei Paesi coinvolti, ma ha ricordato il caso dell’Iran, che aveva reclutato criminali locali per compiere attacchi incendiari contro aziende e luoghi di culto ebraici. “Alcuni regimi autoritari mostrano una crescente disponibilità a portare avanti operazioni ad alto impatto”.

Burgess ha spiegato che questi governi cercano di “sfruttare le fratture interne” di nazioni considerate ostili, usando strumenti di interferenza politica, spionaggio e disinformazione. Tra i principali pericoli indicati: Russia, Iran e altri Stati non identificati.

Riferendosi alle accuse precedenti contro Pechino, Burgess ha risposto ironicamente: “Come sapete che non mi riferivo anche alla Cina? Tutti facciamo spionaggio, ma non tutti rubiamo proprietà intellettuale o interferiamo nei sistemi politici”.

Il direttore dell’ASIO ha anche rivelato di aver sventato un tentativo di reclutamento di cittadini australiani da parte di un servizio segreto straniero, che cercava informazioni sull’economia, sui minerali strategici e sul programma AUKUS da 368 miliardi di dollari. “Ignoravano che li stavamo monitorando e manipolando ogni loro mossa”.

Burgess ha poi descritto una rete di minacce interne e globali: estremisti di destra, islamisti radicali, gruppi filo-palestinesi violenti e disinformazione russa che alimenta proteste e divisioni. “La nostra coesione sociale sta sfilacciandosi come mai prima d’ora”, ha detto, avvertendo che intelligenza artificiale e social network stanno accelerando radicalizzazione e odio.

Burgess ha definito tre categorie di soggetti che minano la stabilità nazionale: “gli indignati”, spinti da frustrazione; “gli opportunisti”, che sfruttano le divisioni; e “i calcolatori”, cioè gli Stati che deliberatamente fomentano conflitti interni.

Pur ammettendo la gravità delle minacce, Burgess ha chiuso con un messaggio di fiducia: “Non dobbiamo sentirci sconfitti o insicuri. Le sfide sono reali, ma non insormontabili. Abbiamo i mezzi per difendere l’Australia e i suoi cittadini”.