BUENOS AIRES – Sono stati rilasciati poche ore dopo l’arresto, avvenuto sabato, il militante sociale Juan Grabois e Valentín Peralta Ramos, studente di Relazioni del lavoro all’Università di Buenos Aires (Uba).

I due erano stati arrestati per aver partecipato a una manifestazione all’Istituto Nazionale Juan Domingo Perón, organizzata contro la decisione del governo di chiudere l’ente.

Il provvedimento è arrivato dopo l’ingresso dei manifestanti nell’edificio, situato nel quartiere Recoleta, in segno di di protesta contro la sua chiusura definitiva.

Sebbene non ci siano state comunicazioni ufficiali sui motivi degli arresti selettivi, il capo della Polizia Federale ha dichiarato di aver agito su ordine del potere esecutivo.

L’operazione di sgombero

Un gruppo di circa cinquanta persone, tra cui legislatori del Frente Patria Grande, ha occupato pacificamente l’edificio verso mezzogiorno di sabato. Sono stati esposti striscioni con slogan contro il governo e a favore della conservazione della memoria storica.

Alcune ore dopo, le forze di sicurezza sono intervenute con gas lacrimogeni e hanno proceduto allo sgombero dell’immobile. Grabois è stato arrestato in strada, mentre Peralta Ramos è stato fermato all’interno della struttura.

La Uba ha dubito diffuso un comunicato in cui condanna l’arresto del giovane studente e chiedendone l’immediata liberazione e si è unita al tempo stesso alle critiche per la chiusura di uno spazio considerato patrimonio culturale.

La posizione di Grabois

Prima del suo arresto, il dirigente aveva definito l’occupazione come un atto di resistenza pacifica. Sui suoi social, ha denunciato che la chiusura dell’istituto faceva parte di un attacco contro l’eredità peronista.

Dopo la sua liberazione, ha dichiarato di sentirsi orgoglioso di essere stato arrestato per aver difeso “l’identità del popolo” e ha criticato duramente le condizioni strutturali della stazione di polizia dove è stato detenuto.  

“Ringrazio molto Patricia Bullrich per avermi dato l’opportunità di fare esperienza di ciò che succede in una stazione di polizia – ha affermato –. Il personale di sicurezza lavora in condizioni disumane, in uffici fatiscenti, senza riscaldamento, pieni di topi. Sto parlando del personale di polizia, non dei detenuti, che non ho visto. Non hanno un sistema informatico, è tutto manuale, con computer del 1984. Sono alcune delle cose che, quando sarò presidente, potrò cambiare. Farò in modo che il personale non si trovi in luoghi degradanti”.

Da parte sua, la ministra Patricia Bullrich ha elogiato l’operazione e ha accusato i manifestanti di credersi “padroni dello Stato”.

Il destino dell’edificio

L’immobile, che ospitò Juan Domingo Perón ed Eva Duarte durante il loro governo, è stato chiuso ufficialmente con la motivazione che non adempiva più alla sua funzione accademica. Le autorità hanno assicurato che il patrimonio documentale in esso custodito sarà trasferito alla Biblioteca Nazionale, mentre lo spazio verrà riutilizzato per progetti sociali.