C’è una meraviglia sottile nell’assistere un anziano. Si nasconde nel gesto di accompagnarlo nel suo lungo cammino, custodendone la storia, proteggendone l’identità, disegnando il futuro con mani antiche. Ed è proprio qui che si cela l’Australia vera, quella che invecchia parlando l’italiano del dopoguerra e cucinando con le mani della nonna, ma soprattutto affidandosi a valori che sembrano voler scomparire.
La recente riforma federale dell’assistenza agli anziani ha rappresentato da subito una delle questioni più urgenti sul tavolo delle politiche sociali. Il sistema risulta difatti sotto pressione e l’invecchiamento della popolazione impone una revisione profonda del modello attuale.
Tuttavia, se la necessità della riforma è condivisa, le modalità e i tempi della sua attuazione hanno sollevato forti perplessità, in particolare tra coloro che lavorano con le comunità CALD – culturalmente e linguisticamente diverse –, perché il rischio principale è quello di “compromettere il funzionamento di molti operatori del settore no-profit”, con possibili chiusure di servizi, perdita di posti di lavoro e impatti negativi sulla qualità dell’assistenza offerta agli anziani.
Il Co.As.It. di Melbourne si è fatto portavoce di tali preoccupazioni, sottolineando i rischi di un’applicazione affrettata che potrebbe mettere in crisi le organizzazioni impegnate da anni nel supporto agli anziani provenienti da contesti migratori.
“Una transizione frettolosa comporta rischi seri, in particolare per gli anziani CALD che necessitano di servizi culturalmente adeguati, supporto bilingue e assistenza basata sulla comunità”, ha dichiarato Marco Fedi, amministratore delegato del Co.As.It., con sede a Carlton.
Il sistema, così com’è stato pensato, tende a favorire i grandi operatori commerciali, ignorando il valore delle strutture comunitarie radicate nel territorio e capaci di offrire un’assistenza culturalmente sensibile. Il Co.As.It., nella figura di Fedi, si è posto in prima linea per chiedere che la riforma fosse rinviata, al fine di permettere a chi lavora ogni giorno nel settore di prepararsi, formarsi, riorganizzarsi.
“Senza adeguate tutele, queste riforme rischiano di favorire in modo sproporzionato i grandi fornitori corporate, a scapito delle organizzazioni comunitarie che da tempo costituiscono la spina dorsale dell’assistenza agli anziani”, ha ribadito Fedi.
Per questo il Co.As.It. ha promosso un’azione di advocacy articolata, intervenendo presso le sedi istituzionali e lanciando una campagna di sensibilizzazione per chiedere al governo un rinvio dell’entrata in vigore della riforma. Semplicemente per ottenere una transizione più lenta, costruita con le comunità e non imposta d’improvviso, in grado di garantire qualità, equità e sostenibilità.
Lo scorso 5 giugno, l’annuncio del governo federale da parte del ministro della Sanità e responsabile del programma NDIS, Mark Butler, e del ministro per la Terza Età, Sam Rae, ha straordinariamente confermato il rinvio dell’avvio della riforma al prossimo primo novembre 2025.
Per Fedi, si tratta di una “vittoria significativa”.
Marco Fedi, amministratore delegato del Co.As.It. di Melbourne
“Questo rinvio è il frutto di un impegno portato avanti con determinazione dal Co.As.It. per tutelare i vostri diritti e garantire la qualità dei servizi dedicati alla Terza Età”, ha dichiarato.
Il rinvio non rappresenta però la fine del confronto; è piuttosto l’inizio di una nuova fase in cui sarà fondamentale vigilare affinché la riforma non perda il suo obiettivo sociale originario.
In gioco non c’è solo l’efficienza del sistema, ma l’identità stessa dell’assistenza agli anziani in Australia: se continuerà a essere un servizio per la cura delle persone o se diventerà un terreno di profitto per pochi.
Secondo Fedi, sostenere la riforma non significa accelerarla ciecamente, ma modellarla con intelligenza e umanità. Significa ricordare che ogni decisione politica ha un volto, spesso rugoso, spesso silenzioso, ma mai marginale. Perché il futuro si misura da come trattiamo chi ci ha preceduti e non si costruisce mai nulla senza cura.