MELBOURNE – Attualmente, gli Stati e i Territori finanziano il 75% del totale delle spese per il sistema scolastico pubblico secondo lo schema attuale Schooling Resource Standard (SRS), tranne il Victoria che raggiungerà questa quota entro quattro anni. Il governo federale contribuisce con il 20% a livello nazionale, ma c’è un divario del 5% che si propone di colmare attraverso un accordo che prevede una suddivisione di questa percentuale residua tra i due livelli di governo. Tuttavia, solo il Western Australia ha accettato l’accordo, mentre le altre giurisdizioni stanno chiedendo che il governo federale aumenti la sua quota al 25%.
Domenica, il ministro dell’istruzione del Victoria, Ben Carroll, ha insistito nel rifiutare l’ipotesi di accordo chiedendo che Canberra che il governo contribuisca con un ulteriore 5%. Il ministro ha fatto notare che il 2,5% delle spese per l’istruzione pubblica statale corrisponde a circa 300 milioni di dollari, ovvero a circa 1.000 dollari per studente. “Quando si guarda allo squilibrio fiscale e al Commonwealth con il suo gettito fiscale sui beni e servizi, per il Victoria, mettere sul piatto 600 milioni di dollari non è chiedere troppo”, ha dichiarato Carroll.
Attualmente, il governo federale contribuisce con l’80% al finanziamento delle scuole private e non governative e con appena il 20% a quello delle scuole pubbliche. Carroll ha criticato questa disparità, affermando che il finanziamento delle scuole private da parte del governo federale è “andato troppo oltre”.
“Se camminassi per strada e dicessi alla gente che incontro: ‘Lo sapete che otto dollari su 10 del denaro federale vanno al sistema delle scuole private?’ Penso che la maggior parte delle persone ne rimarrebbe scioccata.” Pur riconoscendo di avere usufruito lui stesso dell’educazione di una scuola non governativa cattolica, Carroll ha sottolineato la necessità di riportare equilibrio nel sistema di finanziamento per l’istruzione.
Queste dichiarazioni hanno suscitato critiche dalla National Catholic Education Commission, che ha accusato il ministro di aver “grossolanamente confuso i fatti”. Il direttore esecutivo Jacinta Collins ha affermato che il metodo “Capacity to Contribute” utilizzato dal governo richiede alle famiglie degli alunni di scuole non governative di contribuire finanziariamente al sistema, riducendo così l’ammontare del finanziamento pubblico. Collins ha dichiarato che la maggior parte delle scuole cattoliche riceve il 60,7% dei finanziamenti dal governo federale e solo il 15,6% dagli Stati e Territori, mentre i genitori contribuiscono con il 23%.
Il ministro dell’istruzione federale, Jason Clare, ha sottolineato che il governo ha messo sul tavolo ulteriori 16 miliardi di dollari per le scuole pubbliche, definendo questa la maggiore crescita del finanziamento federale mai realizzata. Ha affermato: “Abbiamo raggiunto accordi con il Western Australia e il Northern Territory. Voglio fare lo stesso con il Victoria”. Clare ha specificato che il finanziamento sarà legato a riforme per aiutare gli studenti a completare la loro istruzione: “Questa non è una cambiale in bianco”, ha affermato.
La disputa sulla ripartizione dei finanziamenti ha radici nel modello di finanziamento basato sulle esigenze scolastiche raccomandato da David Gonski. Tuttavia, il punto di chi paga e quanto è diventato motivo di tensione tra il governo federale e quelli statali. L’attuale accordo scadrà alla fine di settembre, ma gli accordi esistenti rimarranno in vigore per gli Stati che non accetteranno la nuova offerta.