Mondo del cinema in lutto per la scomparsa a 79 anni di Diane Keaton, pseudonimo di Diane Hall, attrice tra le più carismatiche e originali della storia del grande schermo. Nata a Los Angeles nel 1946, Keaton ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama cinematografico internazionale, distinguendosi per una carriera lunga, versatile e costellata di successi. Con il suo fascino anticonvenzionale e il suo stile inconfondibile, è stata musa ispiratrice, interprete intensa e figura di riferimento per intere generazioni di spettatori e attori.

Il suo curriculum cinematografico è semplicemente straordinario: dal sodalizio con Woody Allen, che l’ha consacrata come icona della commedia intelligente e sofisticata, ai ruoli più drammatici e complessi che l’hanno portata a misurarsi con grandi registi e sceneggiature impegnative. Tra le sue interpretazioni più memorabili, spiccano quelle in capolavori come Il Padrino (1972) e Io e Annie (1977), film che le valse l’Oscar come miglior attrice protagonista nel 1978. Quel ruolo, cucito su misura per lei da Allen, divenne uno dei più iconici del cinema americano, tanto da influenzare anche il costume e la moda, grazie al celebre look androgino fatto di pantaloni larghi, gilet e cravatte che fece scuola.

Figlia di un ingegnere civile e di una casalinga, Diane era la maggiore di quattro fratelli. Fu proprio durante l’adolescenza, frequentando il liceo a Santa Ana, che iniziò ad avvicinarsi al teatro. L’episodio che la ispirò in modo decisivo fu la partecipazione della madre a un concorso locale per casalinghe, il Mrs. Los Angeles, non tanto per l’evento in sé, quanto per la teatralità dell’esibizione, che la colpì profondamente e accese in lei il desiderio di salire su un palcoscenico.

A ispirarla fu soprattutto Katharine Hepburn, diva leggendaria che Diane ammirava per la sua forza, la sua indipendenza e la sua capacità di interpretare donne fuori dagli schemi. Lo stile maschile e deciso che Keaton avrebbe adottato più avanti nella carriera, soprattutto a partire da Io e Annie, fu un omaggio diretto proprio alla Hepburn.

Dopo avere studiato teatro per un periodo al college, Diane decise di lasciare gli studi accademici per trasferirsi a New York e tentare la carriera d’attrice. Entrò a far parte del circuito teatrale off-Broadway e si fece presto notare per la sua presenza scenica. Dovette cambiare legalmente il suo cognome d’arte in Keaton, quello da nubile della madre, poiché esisteva già una Diane Hall iscritta al sindacato degli attori.

La svolta arrivò negli anni ‘70. Dopo alcune piccole apparizioni sul grande schermo, nel 1972 ottenne il ruolo di Kay Adams in Il Padrino di Francis Ford Coppola. Interpretò la moglie del futuro boss mafioso Michael Corleone (Al Pacino), ruolo che riprese anche nei due sequel del film, nel 1974 e poi nel 1990, a conferma della continuità e della profondità del personaggio.

Ma fu con Allen che nacque un sodalizio artistico e umano destinato a cambiare la sua carriera. Insieme recitarono in diversi film: Provaci ancora, Sam (1972), Il dormiglione (1973), Amore e guerra (1975), fino al già citato Io e Annie. Quel film, che portava nel titolo il soprannome affettuoso con cui Allen la chiamava nella vita reale (Annie), fu un successo planetario e segnò un punto di svolta nella commedia romantica americana. Non solo fu premiato con quattro Oscar, tra cui quello alla miglior attrice per Keaton, ma divenne un simbolo della modernità emotiva, del dialogo interiore e dell’amore nevrotico e sincero al tempo stesso.

Dopo la fase ‘alleniana’, Diane Keaton intraprese una strada autonoma, scegliendo ruoli che le permettessero di scrollarsi di dosso l’etichetta di musa dello stesso Allen. Nel 1977 recitò nel film In cerca di Mr. Goodbar, con un giovanissimo Richard Gere, un dramma intenso che confermò la sua versatilità. Nel corso della sua carriera, ottenne altre tre nomination all’Oscar: per Reds (1981) di Warren Beatty, La stanza di Marvin (1996) accanto a Meryl Streep e Leonardo DiCaprio, e Tutto può succedere-Something’s Gotta Give (2003), in cui recitò con Jack Nicholson, dimostrando ancora una volta che il romanticismo non ha età.

Negli anni successivi ha continuato a recitare con grande successo, confermando la sua vitalità artistica e la sua capacità di reinventarsi anche oltre i settant’anni. Ha preso parte a numerose commedie romantiche e familiari che hanno incontrato il favore del pubblico, come La mia vita è un disastro (2007), dove interpreta una madre iperprotettiva alle prese con le difficoltà sentimentali della figlia, oppure Mai così vicini (2014), accanto a Michael Douglas. In anni più recenti ha recitato in Poms (2019), film ispirato a una storia vera in cui interpreta una donna malata che fonda una squadra di cheerleader in una comunità di pensionati, e in Amore, matrimoni e altri disastri (2020), mantenendo vivo il suo ruolo di interprete ironica, dolceamara, capace di dare profondità anche ai personaggi più leggeri. Nel 2023 è tornata al cinema con Book Club-Il capitolo successivo, sequel della commedia corale di successo del 2018, condividendo la scena con altre icone del cinema come Jane Fonda, Candice Bergen e Mary Steenburgen. Film dopo film, Diane Keaton ha dimostrato che il talento e il carisma non hanno età, riuscendo a parlare a un pubblico sempre più ampio e multigenerazionale, e diventando un punto di riferimento anche nel racconto della terza età sul grande schermo.

Al di fuori del grande schermo, Keaton si è distinta anche per alcune significative incursioni nel mondo della televisione, confermando la sua versatilità come interprete. Già a partire dagli anni ’90, partecipò a film per la tv come L’aurora boreale (1997), dove interpretava una donna alla ricerca di stabilità emotiva dopo una vita travagliata. Un ruolo intenso che le valse una nomination agli Emmy Awards. Nel 2001 fu protagonista del film Sister Mary Explains It All, adattamento dell’omonima pièce teatrale, in cui vestiva i panni di una suora inflessibile alle prese con i suoi ex alunni: una performance teatrale e tagliente, che metteva in luce il suo talento drammatico anche in contesti più sperimentali.

Una delle sue apparizioni televisive più acclamate è stata quella nella miniserie The Young Pope (2016), diretta dal regista premio Oscar, Paolo Sorrentino. Keaton interpretava suor Mary, la figura materna e spirituale che aveva cresciuto il giovane protagonista, Lenny Belardo (interpretato da Jude Law), diventato poi papa Pio XIII. Il personaggio di suor Mary, enigmatico e affettuosamente autoritario, è stato tra i più affascinanti della serie, contribuendo al successo critico e al forte impatto visivo e simbolico della narrazione. La sua presenza in una produzione internazionale di alto livello ha confermato la sua capacità di reinventarsi e di continuare a esplorare nuove forme espressive anche in età avanzata.

Oltre alla recitazione, Diane Keaton ha partecipato a diversi talk show, documentari e special televisivi, spesso come ospite o narratrice, portando in TV la sua personalità ironica, arguta e riflessiva. Sebbene non abbia mai cercato stabilmente ruoli seriali o ricorrenti, ogni sua presenza sul piccolo schermo ha lasciato un segno, testimoniando la sua attitudine per progetti di qualità e la sua costante curiosità artistica.Oltre al cinema e alla televisione, Keaton è stata anche regista, produttrice e autrice. La sua passione per la fotografia e l’architettura l’ha portata a pubblicare libri di memorie, saggi fotografici e volumi sul design. Era anche una collezionista d’arte e una grande appassionata di restauri di case storiche.

Sul fronte privato, Keaton è sempre stata una figura controcorrente. Nonostante le relazioni importanti con personaggi come Allen, Beatty e Pacino, non si è mai sposata. “Non mi sono mai sentita adatta al matrimonio,” aveva dichiarato in diverse interviste, pur confessando che la maternità è sempre stata un desiderio forte. Ha adottato due figli: una figlia nel 1996 e un figlio nel 2001. “La maternità era un impulso a cui non potevo resistere”, raccontò in un’intervista. “Era un pensiero che ho coltivato a lungo, e quando mi sono sentita pronta, ho seguito il mio istinto.”

Nel 2020, Diane pubblicò un libro di memorie toccante e coraggioso, intitolato Fratello e sorella, in cui raccontava la storia del fratello minore Randy, affetto per tutta la vita da gravi disturbi mentali. Il volume è una sorta di confessione, un gesto d’amore e insieme di espiazione: l’attrice ammetteva di essersi dedicata con tutte le sue energie alla carriera, mentre Randy veniva lasciato sempre più ai margini, abbandonato in un mondo interiore fatto di paranoie, ossessioni e solitudine. Quel libro voleva essere anche un contributo per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della salute mentale, ancora troppo spesso stigmatizzata.

La scomparsa di Diane Keaton lascia un vuoto profondo nel cuore del cinema mondiale. Con la sua ironia raffinata, il suo sguardo penetrante e la sua capacità di raccontare la complessità umana con naturalezza e intelligenza, ha rappresentato un modello di femminilità indipendente e autentica. Il suo lascito va ben oltre i premi vinti o i ruoli interpretati: è stata, e resterà, un simbolo di libertà creativa, di stile senza tempo e di verità emotiva.