MILANO – Loredana Canò, ex compagna di cella e poi amica e assistente di Patrizia Reggiani, è stata condannata a 6 anni e 4 mesi per la vicenda legata all’eredità di quest’ultima, ex moglie di Maurizio Gucci, erede e manager della celebre casa di moda.
Lo hanno deciso i giudici del Tribunale di Milano al termine del processo in cui è imputata con altre tre persone.
La vicenda ruota attorno all’ingente patrimonio lasciato a Reggiani da sua madre, Silvana Barbieri, nel 2019. Secondo l’accusa, la vittima conobbe Canò mentre si trovava in carcere per scontare la condanna ricevuta nel 1995 per aver ordinato l’omicidio del marito.
Loredana Canò era entrata a San Vittore nel 2012 e vi rimase per circa sette mesi, durante i quali condivise la cella con Reggiani. La donna avrebbe quindi approfittato della fragilità psico-fisica di Lady Gucci per manipolarla e ottenere, dopo la liberazione, il controllo sulla gestione dei beni ereditati.
Nel momento in cui Patrizia Reggiani uscì dal carcere nel 2016, infatti, Canò si trasferì nella sua abitazione, isolandola dai familiari e influenzando scelte fondamentali come la nomina dell’amministratore di sostegno, con l’obiettivo di impossessarsi di parte dei suoi beni.
Le accuse, a vario titolo, sono circonvenzione di incapace aggravata, furto, peculato e corruzione per l’esercizio della funzione.
Una pena più grave rispetto a quella proposta dall’accusa è stata inflitta a Marco Chiesa, all’epoca consulente finanziario di Silvana Barbieri (la madre di Patrizia), condannato a 5 anni e 8 mesi. I commercialisti Mario Wiel Marin e Marco Moroni sono stati invece assolti.
Il legale Maurizio Giani, da Barbieri nominato esecutore testamentario, era stato assolto in abbreviato, mentre l’amministratore di sostegno e avvocato Daniele Pizzi aveva patteggiato a due anni.
“Hanno fatto di una poverina fragile e malata la preda destinata di appetiti insaziabili”, aveva detto la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano in un passaggio della sua requisitoria.