LUGANO – C’è anche un’argentina nell’albo d’oro dei vincitori del Festival di Sanremo. È Lola Ponce, che trionfò nel 208, in coppia con Giò Di Tonno, con la canzone Colpo di fulmine, scritta da Gianna Nannini (quella di Notti magiche, inno del mondiale di Italia ’90).
Lola, da 20 anni la stella del musical Notre Dame de Paris di Riccardo Cocciante (dove interpreta la protagonista Esmeralda), è una delle voci raccolte nel libro Ho vinto il Festival di Sanremo, di Marco Rettani e del giornalista Nico Donvito (edizioni La Bussola), con prefazione di Carlo Conti (conduttore di questa edizione), postfazione di Amadeus e un intervento di Pippo Baudo.
Il racconto fatto da Lola di quel momento è un omaggio ai suoi antenati liguri.
“La cosa che più mi ha colpito e che ricordo con maggior piacere di quell’esperienza – si legge nel libro – è stata riuscire ad avvertire la presenza dei miei antenati italiani, delle mie radici. Naturalmente mi ritengo onorata di aver vinto circondata dai miei affetti più cari, compresi mia mamma e mio papà che proprio quel giorno festeggiava il suo compleanno. Da buon musicista, essendo un tanghero eccezionale, fu lui a trasmettermi la passione per la musica”.
Un evento entrato nelle memorie di famiglia. “Ricordo che da bambina guardavamo il Festival tutti insieme dall’Argentina e io mi commuovevo sempre nel momento della premiazione”, confessa.
C’è Lola, nel libro, e con lei altri 25 vincitori, rappresentanti di epoche, generi e personalità agli antipodi, che offrono il loro ricordo della manifestazione musica più importante d’Italia.
Dagli urlatori alla Tony Dallara, agli ever green come Al Bano e i Ricchi e Poveri. Dalle meteore (che passano e vanno) come gli Homo Sapiens e Aleandro Baldi, ai cantautori che non disdegnano gli appuntamenti nazional popolari. E qui la lista è lunga: Enrico Ruggeri, Simone Cristicchi, Roberto Vecchioni, Riccardo Cocciante, gli Stadio…
Lola Ponce e Giò Di Tonno, vincitori nel 2008.
Amato e odiato con la stessa intensità, ma guardato da tutti, il Festival è l’umprescindibile paradigma dell’Italia nazional popolare uscita dal secondo dopoguerra.
“Il festival di Sanremo ha sempre tre classifiche – racconta Marco Rettani da Lugano, dove vive –. La classifica dei vincitori, quella delle vendite e quella della memoria”. Basta pensare a Il ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano, presentata nel 1966 ed eliminata la prima sera. O Vita spericolata di Vasco Rossi, penultima nel 1983.
“Poi c’è la classifica della memoria – continua – Cioè i brani che restano incollati nell’immaginario collettivo, indipendentemente dal mercato. Ma quello lo si vede solo a distanza di molti anni”.
Il festival di Sanremo, quest’anno alla sua 75esima edizione, è più vitale che mai. “Ha vissuto la crisi del mercato dei 45 giri fra gli anni ’80 e ’90, quando non c’era l’orchestra e si cantava con le basi, spesso in playback – ricorda Rettani, che è produttore discografico, paroliere e autore di canzoni per Patty Pravo, Laura Pausini, Arisa, Francesco Renga, tra gli altri –. Sanremo è stato invece aiutato dal digitale”.
Secondo Rettani, infatti, la scomparsa del ‘mercato fisico’ ha colpito il concept album, sia esso in vinile, cassetta o Cd, la compilation costruita intorno a una storia o un’idea: per capirci, LP storici come Burattino senza fili di Bennato, Samarcanda di Vecchioni o Banana Republic di Lucio Dalla e Francesco De Gregori. “Mentre l’ascolto streaming si consuma tutto in una singola canzona, possibilmente corta”, osserva.
Negli ultimi anni, poi, Sanremo è diventato anche una vetrina per i vincitori dei talent show come X Factor (Maneskin) e Amici, che ha fornito artisti tra i quali Valerio Scanu, Marco Carta, Angelina Mango. E pure per i figli d’arte, come Cristiano De André. E la stessa Angelina, con doppia “genitorialità musicale”, Mango e Laura Valente, ex voce dei Matia Bazar, tra il 1990 e il 1998.
Sanremo è stato per molti un “luogo di riscatto”, se pensiamo a Riccardo Fogli, al primo posto nel 1982 con Storie di tutti i giorni, durante un suo momento particolarmente difficile: l’uscita dai Pooh a causa, si dice, della sua storia con Patty Pravo, le difficoltà economiche… Nel libro racconta che non aveva nemmeno i soldi per comprare lo smoking con cui esibirsi e dovette farseli prestare.
Vinse battendo Al Bano e Romina che cantavano Felicità, la loro canzone-manifesto. In quell’edizione passò (e si classificò al quarto posto) Giuseppe Cionfoli, ex seminarista spacciato per frate autentico, che presentò Solo grazie, un suo componimento a sfondo religioso.
Sanremo è anche il luogo dove il kitsch diventa sublime e dove tutti possono reinventarsi. Soprattutto se contano su professionalità e voce, senza bisogno dell’autotune. È ciò che è accaduto a Orietta Berti, che nel 2021, in piena pandemia, dopo essere stata inseguita in auto di notte dalla polizia (era andata a ritirare gli abiti nella vicina Bordighera dopo il coprifuoco), si è trasformata in una rockstar. Tanto da essere invitata nei mesi successivi da Achille Lauro e Fedez a partecipare alla loro canzone Mille.
E se per qualcuno i giochi sono già fatti, nel senso che la canzone vincitrice deve sempre essere melodica, allineata dal punto di vista ideologico e presentata da nomi noti, ogni tanto il festival regala sorprese. Come Alexia, graffiante voce pop, vincitrice nel 2003 con Per dire no, dopo il secondo posto del 2002, a cui seguiranno due finali nel 2005 e 2009.
Ma i veri outsider, meteore, protagonisti di un sogno che non si è mai più ripetuto, sono i Jalisse, al secolo Fabio Ricci e Alessandra Drusian. Vincitori a sorpresa, nel 1997, con l’immortale Fiumi di parole. E mai più capaci di ripetere il miracolo. “Sono stati rifiutati 28 volte – dice Rettani –.Tanto da trasformare questo diniego in un brand”. A fine 2024 è uscita No, no, no, che evoca appunto le loro disavventure sanremesi. Pennati azzarda una previsione scherzosa: “Semmai venissero riammessi, per loro sarà un danno, anziché una vetrina”.
Il libro è acquistabile in tutti gli store digitali, mentre il Festival di Sanremo sarà visibile con Il Globo Tv, dall’11 al 15 febbraio, in streaming su Rai Italia.