Passerà sottotraccia l’80esimo anniversario dell’inaugurazione di un luogo che per decenni era stato icona di speranza e devozione spirituale di un’intera comunità. La grotta con la Madonna di Lourdes, presso la chiesa di St George a Carlton, all’angolo di Rathdowne e Pelham Street, era meta di pellegrinaggio e immancabile sfondo per gli scatti fotografici che immortalavano i momenti più importanti delle famiglie italiane: matrimoni, battesimi, comunioni, cresime e compleanni. Anche le scolaresche dell’annessa St George’s School posavano di anno in anno davanti alla grotta nelle loro uniformi o tenute sportive. Con la dispersione della comunità italiana di Carlton verso altri sobborghi cittadini e la chiusura della scuola, la forza accentratrice della Madonna nella sua nicchia scavata nella grotta ha perso progressivamente di intensità. La parrocchia è ora la sede del Corpus Christi College e la chiesa di St George è stata rinominata Church of Sacred Heart. La grotta non è più un luogo aperto e accessibile al pubblico, ed è visitabile solo su appuntamento.
Dieci anni fa, per il 70esimo anniversario della costruzione della grotta, Amelia Dozzi partecipò alla commemorazione organizzata dalla Church of Sacred Heart. “Fu un evento molto sentito, a cominciare dalla Santa Messa in chiesa, seguita dalla benedizione della grotta, e un rinfresco nel seminario. Il parroco, padre Stanley, era molto interessato a conoscere tutti noi discendenti di chi aveva contribuito alla realizzazione della grotta”, racconta Amelia, i cui genitori e nonni, assieme a molte altre famiglie di origine friulana allora residenti e Carlton, ebbero un ruolo importante nella costruzione e valorizzazione dell’opera.
“C’erano circa 280 famiglie italiane a Carlton in quegli anni, e almeno un quarto di queste erano emigrate dal Friuli. La maggior parte degli uomini lavorava nell’edilizia, e metteva a frutto le tradizioni e esperienze acquisite in Italia per contribuire allo sviluppo urbano e extra-urbano di Melbourne”.
Dal Friuli proveniva anche padre Ugo Modotti, al quale alla fine degli anni ‘30 venne affidata dall’Arcidiocesi di Melbourne la parrocchia di San Giorgio.
Il suo nome è noto nella comunità per la dedizione ineguagliata con cui assisteva le famiglie italiane negli anni difficilissimi e turbolenti della Depressione e poi della Seconda guerra mondiale, e la grotta resta una traccia tangibile del suo impegno sia civile che spirituale: fu proprio padre Modotti a mobilitarsi per la sua realizzazione, in segno di fede e di solidarietà con tutti i credenti italiani e australiani.
“Tutto il materiale utilizzato nella costruzione dell’opera era stato donato dalla comunità, e il lavoro fu su base volontaria, la maggior parte del quale eseguito da famiglie friulane quali Dozzi, Miotto, Mongiat, Rangan, Rigutto, Romanin”, spiega Amelia, il cui nonno Giovanni Rangan aveva fondato negli anni ’30 a Carlton la ditta di edilizia G. Rangan and Son.
L’inaugurazione della grotta, nell’agosto del 1941, accese un lume di speranza nella comunità durante gli anni cupi del Secondo conflitto mondiale. A ottant’anni di distanza, navigando nella nebbia di una pandemia, il suo messaggio è più attuale che mai.