ROSARIO – “Facendo politica per la comunità italiana, di una cosa mi sono convinto: che ai partiti tradizionali, noi non interessiamo”. Parola di Franco Tirelli, deputato italiano eletto nel 2022 nella circoscrizione del Sudamerica nelle liste del Maie, dopo una prima candidatura per Forza Italia nel 2006.  

“I partiti tradizionali appaiono un po’ prima delle elezioni, spariscono subito dopo – così Tirelli spiega il passaggio da Forza Italia al Maie –. Quando l’amica Mirella Giai, anche lei confluita nel partito dal Pd, mi propose di seguirla, accettai senza esitare. Credo che un modo di fare politica radicato nel territorio sia più vicino ai bisogni degli italiani all’estero”.

Nato a Rosario 56 anni fa, avvocato, Tirelli ha alle spalle un impegno ventennale nella comunità italiana della provincia di Santa Fe. Il lavoro per la collettività l’ha appreso dal padre, coinvolto in tutte le nostre istituzioni della città, dall’Hospital Italiano alla Camera di Commercio, dal Comites alla Dante Alighieri.

In questi giorni, Tirelli è assediato da mail e telefonate di persone allarmate dal disegno di legge di riforma della cittadinanza, presentato dal senatore Roberto Menia di Fratelli d’Italia.

“Confuso, impreciso, scritto in modo non chiaro – lo definisce Tirelli –. Va contro lo spirito della legge sulla cittadinanza italiana del 1912 e in più non risolve i problemi attuali dei consolati, legati alla difficoltà a smaltire le richieste e alla facilità con cui è possibile hackerare, da parte dei gestori, il sistema delle prenotazioni, trasformando la cittadinanza in un business”.

Tirelli segnala soprattutto una grande incongruenza del disegno di legge Menia con la politica del governo.

“Lo Stato ha bisogno di 500mila tecnici specializzati che non riesce a trovare tra i residenti – dice –. Così li si recluta tra i cittadini all’estero, offrendo addirittura agevolazioni per la ricerca della casa e il trasferimento della famiglia. E contemporaneamente che fa? Mette ostacoli per ottenere la cittadinanza”.

In questo modo si crea il caos, anziché mettere ordine nel settore. Senza risolvere i problemi.

“Il sistema telematico di prenotazioni Prenotami non funziona – aggiunge –. La piattaforma è la stessa per tutto il mondo, è ovvio che in paesi come Argentina e Brasile, dove la presenza di italiani è maggiore, rischia di collassare”.

Altro aspetto su cui è urgente lavorare, secondo Tirelli, è la disomogeneità di requisiti richiesti dai consolati.

“Per fare un esempio – spiega – il passaggio della cittadinanza da padre a figlio adulto a Buenos Aires è considerato ‘trasmissione al figlio maggiorenne’, mentre a è Rosario ‘ricostruzione genealogica’. Ancora, alcuni consolati, come prova del domicilio, chiedono due o tre bollette di servizi pubblici, e ad altri ne basta una. Questi problemi, però, non vengono nemmeno menzionati nel disegno di legge”.

Con la crisi economica che peggiora sempre più, molti giovani sperano che la cittadinanza sia la porta d’accesso per una vita migliore, come lo era stata, in senso contrario, l’Argentina per i loro nonni e bisnonni.

“Il mio consiglio è lo stesso per tutti – dice Tirelli –. Se volete vivere in Italia, imparate la lingua prima di trasferirvi e non partite se non avete già un lavoro garantito. In Italia la situazione è dura e si rischia di bruciare in pochi mesi tutti i risparmi”.

Un’inflazione attorno all’8 per cento annuale può far sorridere gli argentini, abituati a tassi molto più elevati. Ma va considerato l’alto costo della vita, soprattutto per quanto riguarda luce e gas (non sussidiati) e affitti.

Ci sono divisioni, all’interno della collettività, tra cittadini nati in Argentina e quelli nati in Italia? Tirelli lo esclude.

“Ci sentiamo italiani a tutti gli effetti – spiega –. Siamo in stretto rapporto con parenti in Italia, ci occupiamo della vita politica e culturale del paese. Il punto non è essere di prima, seconda o terza generazione, ma la motivazione con la quale si prende la cittadinanza”.

Su questo non fa sconti. “Il problema è se serve solo per avere un passaporto europeo – afferma – senza nessun interesse reale per l’Italia, senza nessuna identificazione con la nostra collettività”.