LOS ANGELES – L’argentina Sandra Díaz e l’italo-brasiliano Eduardo Brondízio sono i vincitori a parimerito del Premio Tyler, noto come “il Nobel per l’ambiente”. Un grant di 250mila dollari in riconoscimento del loro “impegno nel comprendere e affrontare la perdita di biodiversità e il suo impatto sulle società umane”.

Sandra Díaz, docente di Ecologia all’Università Nazionale di Córdoba e ricercatrice del Conicet, è una delle voci più autorevoli in campoo ecologico e autrice della prima valutazione quantitativa mondiale della diversità della flora, cioè dei tratti che influenzano direttamente le risposte delle piante all’ambiente e il funzionamento degli ecosistemi. Ha ampliato questa visione globale per comprendere come le diverse forme e funzioni delle piante si relazionano con noi e con il resto del mondo e su come la biodiversità influisca sulla vita sociale umana.

Fa parte di prestigiose società scientifiche tra cui Twas (l’Accademia Mondiale delle Scienze per il progresso della scienza nei Paesi in via di sviluppo), forza trainante nello sviluppo della ricerca nelle nazioni più svantaggiate. È stata fondata nel 1983 a Trieste ed è un programma Unesco.

Eduardo Brondízio, antropologo e docente all’Università dell’Indiana, si occupa di uso della terra, cambio climatico e interazioni tra foreste e sistemi sociali.

“La ricerca di Eduardo Brondízio ha illuminato il ruolo vitale delle popolazioni indigene e delle comunità locali nella conservazione, mentre il lavoro di Sandra Díaz è stato determinante nel ridefinire il modo in cui la biodiversità viene concettualizzata e valorizzata nelle discussioni politiche a livello globale”, ha affermato Julia Marton-Lefèvre, presidente del Premio Tyler.

Eduardo Brondizio, (foto: James Vavrek)

Sono i primi sudamericani a ricevere il Premio Tyler. E, insieme, stanno utilizzando questa vittoria per attirare l’attenzione sull’interconnessione tra l’umanità e la natura, lanciando un appello congiunto affinché politiche, modelli economici e individui riconoscano la loro dipendenza e responsabilità condivisa nel “tessuto” della vita.

“La crisi climatica, la crisi della biodiversità e le sconcertanti disuguaglianze socioeconomiche nel mondo sono tutte interconnesse, collegate dal tessuto vivente del pianeta – hanno dichiarato in una nota congiunta –. Devono essere affrontate in modo integrato. Non si può risolvere una di queste crisi senza considerare le altre due. Le soluzioni possono rafforzarsi a vicenda, mentre soluzioni miopi o limitate a una sola di esse possono danneggiare le altre. La giustizia socio-ambientale e il rispetto per le nostre connessioni con le altre forme di vita sulla Terra non devono restare concetti astratti. Devono essere incorporati nelle politiche, nella legislazione e nelle iniziative dei settori pubblico, della società civile e privato”.

Díaz, all’avanguardia nello studio delle interazioni tra biodiversità ed esseri umani, sostiene che il rispetto per la natura e i suoi contributi essenziali all'umanità debba essere integrato in tutti i settori della legislazione e dell'economia. Chiede inoltre di porre fine agli enormi sussidi e incentivi finanziari per attività dannose per la vita umana e non umana. Brondízio, antropologo specializzato negli studi interdisciplinari sull'Amazzonia, esorta a un cambiamento nel modo in cui accademici, decisori politici e finanziamenti internazionali per il clima e la biodiversità considerano e interagiscono con l’Amazzonia.

Secondo la presidente di Twas, Quarraisha Abdool Karim, il riconoscimento a Díaz, che svolge le sue ricerche in Argentina, “sottolinea l’elevata qualità della scienza e dell’innovazione nel Sud del mondo, capace di affrontare le complesse sfide globali”.