Il concetto centrale di questa edizione è l’energia come base del processo produttivo, e il design come espressione di nuovi modi di vivere, rivalorizzando quello che definiamo Made in Italy.
Il primo evento si è svolto nell’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires, una conferenza dal titolo “La sostenibilità come progetto per prendersi cura di noi e delle cose” con la designer e architetta Raffaella Mangiarotti, moderata dalla designer Gabi López e con la partecipazione delle architette Paula Lavarello e Paula de Elia.
La direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, Donatella Cannova, ha spiegato che l’obiettivo di questo incontro è presentare la sostenibilità come un elemento centrale nella progettazione di un prodotto: “Il design italiano è ampiamente riconosciuto nel mondo per bellezza e innovazione ma anche per la capacità di evidenziare evoluzioni sociali. La sostenibilità si basa sul fatto che produzione e identità non siano in conflitto ma, al contrario, siano parte integrante di un oggetto perdurabile, che viva nelle nostre case il maggior tempo possibile”.
La sala dell’Istituto ha fatto registrare il tutto esaurito, l’evento ha riunito molti professionisti del mondo del design e dell’architettura. La giovane architetta Agostina Bianco De Natale, dell’Estudio Plats, è discendente di italiani, ma ci ha spiegato che comunque ha un interesse a prescindere dalla sua storia familiare: “Il design italiano ha prestigio internazionale oltre al fatto che per molti argentini faccia parte anche delle nostre radici, c’è molto della cultura italiana nell’architettura della Capitale”.
Presenti anche alcuni studenti del master in Design di Interni dell’Università di Buenos Aires. “L’Italia è ancora un riferimento nel design di interni e di mobili, ci ispiriamo molto alle tendenze che si sviluppano là. Il nostro corso ci ha permesso di partecipare di vari incontri con esponenti della cultura italiana nel corso dell’anno ed è stato sempre molto interessante”, ha commentato l’architetta Maria Victoria Schiaffino.
La relatrice della conferenza è stata Raffaella Mangiarotti, allieva di Tomàs Maldonado al Politecnico di Milano e con una vasta carriera nel mondo del design, e concentra il proprio lavoro nel creare oggetti con cui si possa stabilire un legame empatico, che ci faccia prenderne cura, mantenendoli in uso il più a lungo possibile.
“La capacità di accogliere elementi sensibili come diversità, dignità e rispetto per il passo del tempo, sono elementi fondamentali di un design sostenibile. Sino ad ora si è sempre data priorità alla capacità performativa di un elettrodomestico, senza tenere in conto tutto il ciclo di vita degli oggetti, quindi anche alla manutenzione e alla perdurabilità”.
Alcuni dei progetti presentati sono ad esempio una lavatrice dall’aspetto affascinante che simula il lavaggio a mano e un asciugacapelli che non fa rumore per poter anche chiacchierare dal parrucchiere: “Chiaccherare è una cosa molto importante per noi italiani, e per quello che ho potuto vedere fino ad ora, anche per gli argentini”.
“Sono stata solo pochi giorni in questa città ma ho l’impressione che ci sia un grande pathos. Con le persone con cui ho avuto l’opportunità di parlare girando per la città, ho condiviso storie anche molto personali, credo che qui ci sia molto cuore e molto sentimento, un aspetto condiviso nella cultura Latina ma che secondo me stiamo rischiando di perdere in Italia”.
Creatrice dell’amatissima linea di elettrodomestici SMEG, ormai diventata iconica, l’architetta Mangiarotti ha spiegato che Il successo con la linea “I Piccoli” è il risultato di un lavoro di squadra: “C’è una grande Intesa con l’imprenditore che crede in quello che il designer propone, che investe molto perché il prodotto sia fatto con il massimo della qualità, e che rispetta fino in fondo il valore di un prodotto ben fatto. È altrettanto importante che l’azienda investa nella comunicazione e nella distribuzione del prodotto”.
“Mi affascina il concetto di permanenza, come hanno fatto i grandi esponenti del design italiano a creare oggetti con una potenza culturale tale da essere capaci di attraversare il tempo. Credo che non ci siano regole o ricette per disegnare un prodotto di qualità ma basti essere molto onesti con se stessi. Fare meno e fare meglio. È importante costruire un rapporto di fiducia con l’azienda produttrice. Mi ispiro anche molto nella natura dove la creazione si basa su un principio di economia della forma e dei materiali”.
Negli ultimi anni Raffaella ha anche lavorato come Art Director in piccole aziende Italiane che cercavano nuove strategie per mantenersi competitive, e quindi disponevano di meno capacità d’investimento per lo sviluppo di nuovi prodotti.
"In questo caso il designer si occupa non solo dei prodotti ma anche dei valori dell’azienda, di come comunicarli, si condivide il sogno e la visione con l’imprenditore”. L’architetta Mangiarotti ha spiegato che per alcune di queste aziende ha lavorato sul colore, più che sullo sviluppo di nuovi prodotti, scoprendo che il colore può essere uno strumento molto potente per rinnovare il catalogo in modo più economico, senza prescindere della qualità. “Ho molto rispetto dell’importanza di mantenere in vita un’azienda, ma credo che comunque si debba dare priorità alla qualità più che alla quantità”.
Altri progetti della designer sono stati per arredamento di uffici e spazi di lavoro. Quello del nuovo modo di abitare spazi domestici e lavorativi è stato un argomento centrale del dibattito dopo la conferenza che si è svolto con le architette Paula De Elia e Paula Lavarello. Le tre designer hanno convenuto che sia necessario cercare la flessibilità degli spazi, facendo in modo che possano soddisfare i diversi propositi a seconda delle attività svolte durante la giornata, e che possano adattarsi a diverse funzioni. La pandemia inoltre ha reso ancora più evidente come stia cambiando la relazione fra luogo di lavoro e casa, che sono sempre più ibridi.
Il ruolo del design è appunto quello di essere sensibile a questi cambiamenti culturali e cercare nuove soluzioni produttive più sostenibili, e il design italiano per storia e tradizione ha la responsabilità di continuare a essere un riferimento per innovazione e qualità.