WASHINGTON – Ottimismo per una possibile fine dello shutdown entro la fine della settimana: una proposta di compromesso è stata presentata da un gruppo di democratici moderati contrari alla linea del partito sullo shutdown. 

Non c’è ancora un accordo ufficiale tra il gruppo di senatori centristi che si è riunito privatamente per trovare una via d’uscita al blocco del governo. Tuttavia, diverse fonti coinvolte nei colloqui hanno riferito all’emittente televisiva CNN che un’intesa potrebbe essere raggiunta già questa settimana per approvare un provvedimento temporaneo che riapra il governo, accompagnato da alcune leggi di spesa annuali, e con la promessa di un futuro voto per prorogare miliardi di dollari in sussidi per l’Obamacare.

La loro proposta, secondo indiscrezioni, è appoggiata da diversi repubblicani ma sta spaccando i liberal, convinti che l’iniziativa non chieda abbastanza concessioni ai conservatori. “Se i democratici cedono su questo punto, sarebbe un tradimento nei confronti di milioni di famiglie lavoratrici che si aspettano che il partito difenda i loro benefici sanitari”, ha dichiarato il senatore indipendente del Vermont Bernie Sanders ai giornalisti.

“Saremmo degli ingenui se credessimo che un partito che oggi si oppone all’estensione dei sussidi improvvisamente li sosterrà tra un mese”, ha aggiunto senza mezzi termini il senatore Chris Murphy, del Connecticut.

Poche ore prima di questa svolta, i Democratici del Senato hanno bocciato nuovamente la proposta di esercizio provvisorio avanzata dai Repubblicani per superare l’interruzione parziale delle attività del governo degli Stati Uniti dovuta alla mancata approvazione della legge di bilancio. Al Senato servono 60 voti per l’approvazione del testo, che ne ha raccolti però solo 54 contro 44 no.

Insieme alla maggioranza repubblicana hanno votato tre senatori del caucus democratico: Catherine Cortez Masto del Nevada, John Fetterman della Pennsylvania e Angus King del Maine. Il repubblicano libertario Rand Paul ha invece votato contro il testo. Lo ‘shutdown’, intanto, è entrato nel suo trentaseiesimo giorno e tra poche ore potrebbe diventare il più lungo della storia degli Stati Uniti, superando quello avvenuto durante il primo mandato di Trump.

Le trattative dietro le quinte continuano mentre la paralisi del governo sta iniziando a far sentire i suoi effetti sul trasporto aereo, fra ritardi e stop degli aeroporti per mancanza di personale. La Federal Aviation Administration segnala ulteriori problemi del traffico aereo in diverse parti del Paese, che stanno causando un blocco dei voli all’aeroporto internazionale Jfk per la carenza di addetti ai centri di controllo dei voli di New York, Indianapolis e Boston.

All’aeroporto LaGuardia di New York, i passeggeri hanno riscontrato ritardi di circa 140 minuti, al Newark Liberty International di quasi due ore. Problemi anche a Dallas, Boston, Houston, Phoenix.

Non tutte le carenze di personale si traducono in ritardi, poiché i controllori di volo possono dirottare i voli, ma a volte non c’è altra scelta che rallentare gli aerei per garantire la sicurezza. 

I controllori di volo sono considerati personale essenziale e devono lavorare durante la chiusura, nonostante non siano retribuiti. 
Il segretario ai Trasporti Sean Duffy afferma che alcuni si sono dati malati per protesta, mentre altri stanno prendendo tempo per svolgere altri lavori.